martedì 1 giugno 2010

Falso oro circolante nel mondo

Interessanti notizie dal fronte finanziario

Non è tutto oro (vero) quello che riluce…

Il mercato finanziario si scopre, in piena crisi, possedere lingotti di falso oro, in realtà al Tungsteno – Sia gli Usa che la Cina responsabili del colossale imbroglio -

Forse qualcuno rammenta una delle più celebri pellicole di James Bond, della metà degli anni Sessanta, con protagonista l’eccellente Sean Connery: "Missione Goldfinger": è la storia di uno speculatore intelligentissimo, che falsifica l’oro della più celebre riserva aurea americana, quella di Fort Knox, e sostituisce ivi i lingotti di oro autentico con alcuni con l’anima di tungsteno (un metallo dal peso specifico molto simile all’oro). Se codesta all’epoca era fantasìa, si sappia che la realtà, forse ispirata al celebre film, la supera oggidì. Si è infatti saputo, da qualche settimana, che nelle banche di Hong Kong, ex colonia ora città stato facente parte della Repubblica Popolare Cinese, sono stati trovati dei lingotti d’oro in realtà pieni di tungsteno. Provenivano tutti dagli Stati Uniti. I documenti pubblicati fanno sapere che circa quindici anni fa, all’epoca della presidenza Clinton (coadiuvato da Robert Rubin, Alan Greenspan e Lawrence Summers) circa 1,5 milioni di lingotti di tungsteno da 400 once furono sfornati da una sofisticata industria metallurgica americana. Successivamente 640.000 lingotti furono dorati e spediti a Fort Knox dove tuttora sono. Esistono copie dei documenti di spedizione che attestano date, quantità e peso dei lingotti consegnati a Fort Knox. Il tungsteno ha peso specifico molto simile all’oro ma costa relativamente poco (circa 20$ al chilo). Dal rapporto peso/volume un lingotto di tungsteno non si distingue da un lingotto d’oro. Il resto dei 1,5 milioni di lingotti di tungsteno furono comunque dorati e immessi nel mercato.
La grandissima richiesta di oro da parte del mercato, negli ultimi mesi di enorme crisi finanziaria, ha inoltre messo in evidenza che, a parte i falsi lingotti, quelli venduti per esistenti, in realtà non esistono.
Nell’ottobre 2009 successe un fatto spiacevole: J.P. Morgan e Deutsche Bank (strettamente sorvegliati dalla Bank of England) che avevano precedentemente venduto Gold Futures (lingotti virtuali) al prezzo di circa 1000$/oncia chiesero ai legittimi proprietari se quell’oro poteva essere da loro ricomprato a 1250$/oncia per evitare di dovere consegnare quei lingotti. Lingotti che evidentemente non possedevano. Ecco una delle tante falsità che hanno corrotto il mercato economico mondiale, alla radice della crisi finanziaria, che è in ultima analisi crisi del capitalismo e quindi del modello occidentale. Ma in questo la Cina, che negli ultimi mesi ha incrementato l’acquisto di oro dall’Europa, invogliando i privati ad aumentare le proprie riserve auree, superando per volume di acquisti persino l’India (e la Russia, la quale ha intenzione di aumentare dal due al dieci per cento il proprio forziere aureo: segno che la dirigenza Putin-Medvedev non vede all’orizzonte la fine della tempesta sociale…), contribuisce alla truffa, se così si può appellare. C’è infatti sul mercato, proprietà dello stato di Cina, una ditta che ha per nome Chinatungsten. La ditta cinese spiega pubblicamente, attraverso il sito Internet, che il tungsteno è "environmental-friendly", e che mentre la lega oro-tungsteno non funziona per svariati motivi, una moneta con l’anima di tungsteno e la copertura di oro non potrà mai essere identificata come contraffazione da misure di densità. Chinatungsten precisa molto bene come funziona: "in dettaglio il tungsteno puro sotto forma di dischi, piatti, fogli, anelli etc.. se rivestito con uno strato di oro acquisterà la sua tipica brillantezza e potrà così rimpiazzarlo". Nel sito dell’ente campeggia un’allettante fotografia di lingotti d’oro marcati. Falso oro. Ed un’avvertenza: "per cortesia non usate i nostri prodotti di tungsteno placcato oro per scopi illegali".
Da codeste verifiche, ognuno può dedurre in che società ci è toccato di vivere, nascendo nel XX secolo ed immettendoci, invero con fiducia forse idealizzata ed inevitabile, nel XXI. Invero i falsificatori di oro e metalli son sempre esistiti: epperò, laddove non avevano connivenze dei monarchi, erano puniti còlla massima severità, dai potenti di turno, nei secoli passati. Potremmo forse consolarci colla poesia, se Dante il sommo poeta immette senza speranza veruna i falsatori di metalli nelle Malebolge dell’Inferno (canti XXIX sgg.), "per leccar lo specchio di Narciso", descrivendoli quali pestilenti, scabbiosi ed intenti al grattamento perpetuo, nonché idropici: punizioni invero terribili, che in ogni caso, per coloro che hanno una fede, saranno comminate nel mondo spirituale.
Poiché tuttavolta noi per il tempo di uno scoccàr di freccia, siamo nel passaggio di codesta vita, che sia almeno consapevole l’evidenza la quale ci informa (da qui la necessità ineludibile, in una società che non ha più niuna scusante per lacerarsi nell’ignoranza) che i fondamenti delle economìe degli stati nazionali hanno nel loro cuore materiale, il quale dovrebbe essere garantito dalle riserve auree, dei falsi lingotti. O perlomeno dei lingotti che vengono spacciati per veri. Sarebbe opportuno, ad esempio, che l’attuale governo italiano ci informasse sulla reale proprietà delle riserve auree della Banca d’Italia, la quale sin dall’alba del duemila, per statuto, è un istituto privato e non più tesoreria dello Stato. Per coloro i quali ancor si illudono che la parvenza delle istituzioni pubbliche esistano (oltre i ludi cartacei delle elezioni…), consideri attentamente l’anzidetta questione, e la colleghi alla proprietà dell’oro. E’ facile, unire i punti. La soluzione nondimeno, per gli impreparati ed i fragili di intelletto, può portare al mentale sconquasso. Per alcuni: che infatti, si adagiano nel rimbecillimento quotidiano dei programmi-scemenza della televisione. Fortunatamente, il nostro popolo serba ancora una parte (quanto grande e presente?…) di sanità etica: unica speme, innanzi alle tenebre.

Bar.Sea. (Francesco Giordano)

(pubblicato su Sicilia Sera n° 329 del 28 meggio 2010)

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