giovedì 11 novembre 2010

Carboneria, setta eretica e baluardo della Libertà


Intorno ad una importante società segreta


Carboneria setta eretica e baluardo di Libertà


Nel primo Ottocento molti patrioti vi aderirono, e diversi moti insurrezionali, anche in
Sicilia, furono dall’associazione ispirati – Verga e i Carbonari -

Tra il fiorire delle idealità che fecero seguito alla Restaurazione dei governi, dopo la caduta della stella napoleonica nel 1815, vi fu certamente il sorgere di società segrete le quali, segnatamente in Italia martoriata dalla occupazione dell’Austria la quale era in quegli anni la dominatrice dell’Europa, cercavano di sovvertire il giogo dello straniero, educando le classi sociali alla idea di Libertà ed autodeterminazione, i cui semi erano stati gettati dalle armate del grande Còrso. Vero è che tali gruppi occulti erano limitati a coloro che erano agevolati nella istruzione ed aventi sensibilità etica: nondimeno, la storiografia post risorgimentale ha accertato che questi han fornito importante contributo, per il trentennio che va dalla caduta del Murat ai moti del 1848, all’idea di indipendenza di quella che sarà la Patria italiana: con evidenti sfumature di carattere autonomistico e, per ciò che concerne la Sicilia in particolare, indipendentistico. La società segreta più importante di quegli anni, come è noto, è stata la cosiddetta Carboneria.
Mentre anche gli studiosi di parte frammassonica, han da tempo verificato ed accertato, pur nella similitudine dei rituali e di un certo compiuto stile di affiliazione, la diversità sostanziale fra la Massoneria –la quale rimaneva anzi assente, come organizzazione, nei fatti insurrezionali di quegli anni-, come varii studiosi indipendenti e magari avversi ai settarismi, non han mancato di precisare ("è da escludersi la tesi massonica che le sètte, pullulanti in Italia dopo il 1815, siano derivazioni o mascheramenti o economia della Massoneria. Poco conta che dei massoni affluirono tra i carbonari, e fra le due sètte vi siano rassomiglianze rituali… Lo spirito religioso e nazionale della Carboneria non quadra con l’internazionalismo e l’irreligiosità sostanziale della Massoneria", scrive A.Omodeo in Difesa del Risorgimento, Torino 1951), è assai probabile la nascita della Carboneria nel meridione d’Italia durante il periodo murattiano: "La Carboneria… fu un prodotto del tutto italiano e di natura contingente… ebbe contatti non con la Massoneria, ma coi singoli Massoni che ad essa si affiliarono, malcontenti della inattività in cui languivano le logge, ed ebbe invece con la Massoneria aspri contrasti soprattutto per i metodi di azione ripugnanti allo spirito ed alla tradizione massonica" (V.Francia, Il mito dell’empietà, Napoli 1946). Codesta diversità, come il fatto che la Massoneria in Italia, ma anche in Francia dopo la restaurazione, fosse svanita operativamente, è attestata dagli informatissimi rapporti della onnipresente Polizia austriaca, i cui importanti documenti così precisano: "… la vecchia setta dei Franco Muratori erasi già disciolta –intorno al 1817\18- e nuove società segrete s’andavano costituendo in Italia, fra le quali la più estesa era quella dei Carbonari" (Carte segrete ed atti della Polizia austriaca in Italia, Capolago 1851).
Per tratteggiare anche brevemente un quadro della idealità carbonara, si può affermare che l’associazione ebbe finalità nettamente politiche e velleità indipendentistiche dei popoli contro "i tiranni", da cui il gergo noto "purgare la foresta dai lupi", ed ostentò attaccamento filiale alla religione Cattolica, includendo i simbolismi della Croce, della corona di spine, ed altri nel proprio immaginario: e se Gesù Cristo era il primo Carbonaro dell’Universo, il Santo protettore della Carboneria era San Teobaldo, un nobile eremita che per puro misticismo nel secolo XI si fece legnajolo. Da qui tutte le derivazioni esoteriche della simbologia forestale, naturistica, la cosiddetta mistica del legno. Era una setta ben importante, se si considerano le affiliazioni: da Silvio Pellico (il quale pure non fu Massone, ma esclusivamente carbonaro), che la rese familiare anche nella vulgata post risorgimentale, con il libro-denuncia a moltissimi noto, "Le mie Prigioni", lettura esaltante e commovente ov’egli stigmatizza con la serenità tollerante dell’Adepto superiore, il fanatismo e la violenza feroce della repressione del governo oscurantista Austriaco (si può anzi definire tale libro il manifesto politico della Carboneria), al conte Federico Confalonieri (questi adepto della Massoneria regolare inglese, a cui affiliassi a Cambridge); dal Santarosa infelice artefice dei moti piemontesi del ’21 ai tenenti Morelli e Silvati e l’abate Minichini che imposero a Re Ferdinando la Costituzione spagnola, poi subito tradita. In Sicilia furono carbonari di ispirazione i moti che ebbero epicentro in Catania nel 1837, e propugnacolo di indipendentismo della Sicilia, così carbonari furono molti dei fucilati, dal Barbagallo Pittà al Pensabene, in seguito alla feroce repressione del Luogotenente borbonico Del Carretto. Persino Mazzini pare fosse passato attraverso la filiazione carbonara, prima di maturare la strategìa che lo trasporterà ad individuare, egli maestro di complotti e di congiure, nella struttura organizzativa da lui ideata, la Giovine Italia –che sarà pertanto della Carboneria antagonista feroce- il mezzo, quasi sempre inefficace nella pratica ma di notevole idealità, per scardinare il connubio allora esecrato fra Trono ed Altare.
La Chiesa si avvide subito del pericolo,e condannava la Carboneria come setta eretica con la enciclica "Ecclesiam a Jesu Chisto" il 13 settembre 1821: Pio VII scomunicando senza appello i Carbonari ed i fiancheggiatori loro, dopo aver ammesso che la setta "si vanti di esigere dai suoi seguaci che mantengano ed esercitino la carità ed ogni genere di virtù, e con la massima diligenza si astengano da ogni vizio", li accusa "di profanare e deturpare con certe loro sacrileghe cerimonie la Passione di Gesù Cristo, di farsi scherno degli stessi misteri della religione cattolica… di volere rovesciare la Sede Apostolica". Moltissimi sacerdoti erano affiliati, come Roma ben sapeva, alle "Vendite", ossia assemblee, carbonare, e, come ben scrive l’insigne studioso e sacerdote paolino R.Esposito nei suoi studii, "terminavano nelle Baracche le prediche iniziate nelle Chiese", ovvero era per loro consequenziale il messaggio di Libertà diramato dalla Carboneria, rendendosi ben conto del fanatismo abietto dell’allora potere costituito e laico ed ecclesiastico. Terribile è purtanto la dichiarazione della Penitenzieria Apostolica del novembre 1821, seguente "alcuni dubbi insorti" circa la bolla di scomunica, sollevati dalla Curia di Napoli: la Santa Sede autorizza, ad esplicita dimanda "se il figlio debba denunziare il padre, il fratello, la sorella", che "stabilito una volta che sia una Sertta eretica, il figlio è tenuto a denunziare il padre, ecc, il tutto però con gran prudenza e segretezza". L’ultima precisazione è quantomeno repellente: per fortuna anche la Chiesa ha riconosciuto in questo campo le sue colpe ed è rifiorita alla nuova primavera, come è stato notato: nella dichiarazione conciliare "Dignitatis humanae" del 1965 si esprime "un solennissimo ed esplicito mea culpa a proposito delle deviazioni commesse dal Popolo di Dio, la Chiesa, nei confronti della libertà di coscienza" (cfr.Esposito). E se finora la Chiesa, come è stato per la Massoneria, non ha implicitamente ‘revocato’ la scomunica ai Carbonari che esistono, in forme rinnovellate ma secondo la Tradizione, anche nel XXI secolo- , ciò sia sufficiente a tacere ogni eventuale polemica.
Il ventunenne Giovanni Verga da Catania (e Vizzini), il cui nonno era Carbonaro, stampava –a sue spese- nel 1861 ad Italia appena unificata dai gloriosi borghesi in camicia rossa di Garibaldi (il quale, simbolo della Massoneria italiana dell’Ottocento, venne elevato al grado di Maestro massone solo nel 1860, conquistata Palermo, a ben 53 anni… la precisazione è data per rendere l’idea di quanto la Massoneria, pur idealmente similare, era nella struttura e negli uomini lontana dalla Carboneria italiana) presso Crescenzio Galatola, il romanzo "I Carbonari della Montagna", il secondo suo e primo di un luminoso successo letterario. Questo libro è, con quello del Pellico, il manifesto letterario della Carboneria storica. E’ altresì importante poiché, seppure sotto le vesti della finzione scenica, chiarisce quel che poi la storiografìa preciserà (mai del tutto bene, a nostro parere), ossia la filiazione precipuamente inglese dei finanziamenti, e della ideazione quindi delle Vendite carbonare, durante il periodo della presenza inglese in Sicilia da parte di Lord W.Bentinck, l’autentico artefice e creatore della Carboneria meridionale anglo-calabro-meridionale, la cui figura ebbe ampio respiro pur nei tre anni del suo governo dell’Isola. Tale politica, in funzione naturalmente antifrancese, sarà continuata dall’Ammiraglio Sidney Smith, comandante in capo della Flotta Britannica nel Mediterraneo (e autorevole Frammassone): per cui se vi fu una filiazione Massoneria-Carboneria essa deve eventualmente ricercarsi oltreoceano, nelle brume londinesi e negli archivi di quella United Grand Lodge of England la quale, anche per impulso dello Smith, erasi riunificata, gli Ancient coi Moderns, con il noto ‘Act of Union’ del 1813, vera data di nascita della Massoneria moderna dalla ‘casa madre’ britannica.
"Mio Buon Cugino, di dove venite? –Dalla Foresta. –Che cosa ci arrecate? –Salute, Amicizia e Fratellanza. –Chi è vostro Padre? –(il Buon Cugino volge gli occhi al cielo) –Chi è vostra Madre? (il Buon Cugino guarda la Terra)". Questo stralcio da un rituale carbonaro, dona l’idea del misticismo preciso e diremmo pànico, naturistico della società carbonica, in linea del resto con tutte le confraternite iniziatiche del mondo antico, e di quello moderno. L’auspicio finale è che, come "quella croce dovea risplendere come l’occhio di Dio" (finale dei Carbonari della Montagna) nell’ideale della Carboneria, così il comune intendimento dei molti, già acclarato dalla storiografia, legga l’esperienza dei Carbonari dell’Ottocento come un sublime anelito, e spirito sempre rinnovato, di Indipendenza e di Libertà, dei popoli ma soprattutto dei cuori.

Barone di Sealand (Francesco Giordano)



Nella foto, grembiule del Rito Carbonaro, appartenuto a Ciro Menotti


(Pubblicato su Sicilia Sera n°333 del 3 novembre 2010)