mercoledì 21 agosto 2013

L'intervento dei militari in Egitto salva lo stato laico




L'intervento dei militari in Egitto è la salvezza dello stato laico

L'intervento dei militari per ripristinare l'ordine e la sicurezza nell'Egitto, sta scatenando nell'informazione italiota, una ridda di commenti e analisi, dalla radio ai giornali (ormai quasi tutti consultati online) alla tv, la più gran parte inclini al chiacchiericcio in malafede. E diciamo in malafede perché la realtà, semplice e trasparente, è riassumibile nei seguenti punti:

I) nessuno può e deve ingerirsi negli affari interni di una grande nazione, per lo più di storia ultramillenaria, come l'Egitto: se il Consiglio Supremo delle Forze Armate, dopo la rivolta del 2011, ha deciso che la parentesi di un anno dell'ex presidente islamista Morsi, sostenuto dai Fratelli Musulmani, deve essere chiusa, è unicamente per difendere la laicità dello stato egizio, che nasce nel 1952 ad opera di Neguib e Nasser come un modello di governo musulmano incline alla visione occidentale, proprio ad opera dell'Esercito e delle altre Forze Armate, e però con il supporto indispensabile del cosiddetto modo della cultura, ovvero scrittori intellettuali e storici, che videro la nuova aurora del paese dei Faraoni, e non permetteranno che esso si trasformi in un attendamento dei fondamentalisti islamici; ancora viva è l'eco dell'assassinio del presidente Anwar Sadat nel 1981 da parte degli estremisti: quell'uomo di pace e illuminato, pagò con la morte il suo ideale;

II) il cosiddetto "colpo di stato" dei militari di queste settimane, altro non è che una operazione di salvezza nazionale che vede esprimersi al fianco dell'attuale "uomo forte" dell'Egitto, il generale Al Fatah al Sissi, la massima autorità religiosa, ovvero l'Imam della grande moschea cairota di Al Ahzar, nonché il cosiddetto "Papa copto", cioè Teodoro II capo della Chiesa copto caldea d'Egitto; e per i cattolici, persino il Patriarca di Alessandria si è espresso unanimemente a favore dell'intervento moralizzatore dei militari;

III) la popolazione è nella sua maggior parte, a favore dei militari e per la conservazione dello Stato egiziano nella sua integrale laicità. E' troppo pericoloso permettere alla Fratellanza Musulmana -come avvenne dopo le elezioni del dicembre 1991 in Algeria vinte dal Fronte di Salvezza Nazionale, poi sciolto il mese dopo- di governare l'Egitto e renderlo una nazione dove si diffonde la sharìa, ovvero la legge coranica. Neppure durante il periodo del califfato Ommayade si era giunti a tali estremi di fanatismo a cui la Fratelllanza si è spinta in quest'anno di governo, pertanto i militari e il gruppo laico degli uomini di cultura dell'Egitto (qui si sente la mancanza del grande scrittore Naghib Mahfuz, morto nel 2006, che venne in tarda età accoltellato proprio da fanatici islamisti) hanno fatto bene ad intervenire anche con la forza;

IV) a mali estremi, estremi rimedi: la repressione di oggi elimina i drammi del domani, e se il governo dell'Egitto fosse rimasto ancora nelle mani dei fanatici islamisti, i morti sarebbero stati ancora di più. Quindi non fa piacere notarlo, ma si devono ad ogni costo reprimere le manifestazioni terroristiche;

V) fanno un cattivo servizio alla stampa mondiale quei giornalisti (quelli italiani sono per caso comunisteggianti? Ma guarda un po'....!) che non raccontano la verità, ossia che la popolazione egiziana sostiene l'intervento dei militari e non vuole esser assoggettata all'oscurantismo di una dittatura religiosa medievale, come fu l'Afghanistan dei Taliban o peggio, soggiacere ad attentati stile al-Qaida: mentono per i più svariati motivi coloro che parteggiano per i fanatici islamisti, quindi la Giunta militare ha il dovere di "strigliarli";

VI) dulcis in fundo, i nostri italici commentatori da poltrona, sono molto più ignoranti della nostra Storia, e della grande Storia, del Generale al Sissi e dei vertici militari (che hanno studiato a Londra e Washington, dove si approfondisce davvero l'indagine storiografica...) e degli scrittori e intellettuali d'Egitto. Chi infatti ha letto, letto bene, Erodoto, le vicende dei grandi Faraoni o il De bello gallico di Cesare, sa che solo chi ha ottenuto con la forza anche spietata e brutale la vittoria sul campo, può permettersi di fare concessioni (così il generale in un discorso in tv pochi giorni fa) agli avversari, perché essi hanno già le reni spezzate. Solo chi ha la potenza può imporre la pace, ma dopo la vittoria.

Quindi, viva l'Egitto laico e la sua storia e cultura, difesa in nome dell'Unico Dio, dalle forze armate di quel glorioso popolo. Attendiamo che anche in Turchia, così come già avvenuto in Algeria, i militari, se è necessario, svolgano il medesimo compito, sostenuti dalla popolazione. L'Islàm è una grande religione tollerante e giammai estremista, ce lo dice il passato come il presente. L'Italia non può dire nulla al riguardo, perché militarmente la sua storia si spezza il fatale otto di settembre del 1943. E non risulta ci siano più state resurrezioni. Molto meglio i "berretti verdi" del celebre libro degli anni Sessanta.... Così un insegnamento di Meri-ka-ra: "Per gli uomini, Dio ha creato capi in grado di dirigere, sostegni per sorreggere la schiena dei deboli".    Infine suggerisce Amenemope: "il coccodrillo non emette alcun suono: eppure, è temuto da tempo"...
Francesco Giordano