lunedì 7 ottobre 2013

E' morto centenario Giap, rivoluzionario vietnamita... la Storia in un libretto





E' morto centenario Giap, rivoluzionario vietnamita... la Storia in un libretto

Tra i primi libri che, da bambini, ci colpirono nella biblioteca paterna, ce n'era uno piccolo, dalla copertina rossa, con stampato un guerrigliero vietnamita in assetto di guerra. Ricordiamo il titolo, indimenticabile: "Guerra del popolo, esercito del popolo", con prefazione di Che Guevara, edizioni Feltrinelli. Lo leggevamo con curiosità, perchè raccontava della battaglia di Dien Ben Phu, dove le truppe vietnamite sconfissero nel 1953\54 la potenza coloniale francese mettendo fine al dominio della nazione europea nella penisola indocinese. E poi cartine, tecniche di guerriglia. Era scritto quel libro, edito in Francia nel 1961 e in Italia nel 1968, da un tizio per noi ragazzini dal nome strano: Vo Nguyen Giap. Papà diceva che il generale Giap, così era appellato nelle cronache, era un eroe dell'indipendenza del suo paese. Erano resoconti di guerra, scritti in linguaggio sobrio, ma stranamente non proprio militare, bensì con una conoscenza non superficiale della storia d'Europa, che evidentemente questo vietnamita capo dell'Esercito del suo paese, aveva studiato bene.

Pensammo pochi giorni fa a tale libro, apprendendo dalle notizie la morte del Generale Giap, il 4 ottobre: alla veneranda e ammirevole età di 102 anni! Era un sopravvissuto, evidentemente, di stagioni politicamente lontane nel tempo. E da giornalisti (a questo punto cominciamo a sospettare che la lettura anche di quel libro, come di altri di storia e narrativa, ci abbia inevitabilmente avviato a codesta professione, bella impossibile ma inevitabile... e non consigliabile ai figli.... come scriveva Matilde Serao -comunque il suo figliolo non la ascoltò- ne "I capelli di Sansone") siamo rimasti colpiti dallo spazio che l'International Herald Tribune ha dedicato, nel suo ampio articolo commemorativo, a Giap. Egli è stato l'uomo che ha vinto la cosiddetta "sporca guerra" del Vietnam contro gli Stati Uniti, finita con la celebre fuga dall'ambasciata americana di Saigon nell'aprile 1975, immagini che ricordiamo dalla tv in bianco e nero. Il commentatore ricorda correttamente che l'offensiva del Tet del gennaio 1968, voluta da Giap per scopi più propagandistici che utili, se fu un insuccesso militare e provocò 40 mila morti vietnamiti, ebbe immense ripercussioni nell'opinione pubblica statunitense, "svegliando" le coscienze popolari nell'opposizione a quel conflitto impressionante. Qui in Europa c'era la voce autorevolissima del filosofo Bertrand Russell ad opporsi, nonagenario, a quella guerra: l'intervista-documentario "The fog of War" del 2003 dell'ex Segretario di Stato Robert McNamara, ha chiarito definitivamente la posizione Usa al riguardo. E per noi cresciuti comunque col mito dei "Berretti verdi" (celebre il libro e più ancora, l'omonimo film con protagonista l'immenso John Wayne), che erano eroi di libertà contro il fanatismo comunista, se allora Giap e tutti i vietcong rossi erano nemici, oggi lo scorrere del tempo ci fa dire che in ogni caso lottarono per una idea di libertà della loro Patria, giusta o sbagliata che fosse, asservita al fanatismo ideologico o nazionalista. In particolare Vo Nguyen Giap, che era un avvocato, studiò legge nell'Università della capitale e fu comunque un comunista moderato, si oppose da Ministro della Difesa e Vice primo Ministro, al regime cambogiano di Pol Pot. E pur potendo assumere la leadership del Vietnam dopo la morte di Ho Chi Minh nel 1969 non volle, preferendo rimanere nelle seconde file seppure in scranni di comando. Come sa fare un rivoluzionario vero e non assetato di potere. "Se il nemico attacca noi ci ritiriamo, se il nemico si ritira noi attacchiamo", fu la massima di colui che è divenuto il teorico della guerriglia ben più di Guevara, il Generale Giap, nel XX secolo: e contro le cui strategie hanno avuto molto filo da torcere, seppure la guerriglia è una fase inferiore della guerra possente e tradizionale, le potenze mondiali come la Francia prima, gli Stati Uniti poi. Stati Uniti i quali, da grande democrazia, si possono permettere anche di elogiare il vecchio, centenario nemico quando muore. Dimostrando in ogni caso la superiorità filosofica del concetto di fraternità e tolleranza a fronte del fanatismo e dell'oscurantismo che nei millenni è stato ed è la rovina delle collettività umane.

Questo per inquadrare in una visione cosmica, la dipartita di Vo Nguyen Giap, che presa in sé è la morte di un vecchio secolare. Ma dove sarà ora quel suo libretto di cui prima si narrava? Sepolto fra i tanti e tanti libri che si sono accumulati nel corso degli anni, o dimenticato, oppure passato, come gli anni irrecuperabili della fanciullezza....
F.Gio

(Tra le immagini, una storica: la riconciliazione fra i "nemici: McNamara e Giap si incontrano ad Hanoi nel 1995; il libretto; John Wayne ne "I Berretti Verdi")