giovedì 10 settembre 2015

Elisabetta II la Regina più longeva: concezione eterna della Monarchia







                      Elisabetta II la Regina più longeva: concezione eterna della Monarchia

Quando il Presidente USA Truman la incontrò, da principessa del Regno Unito, ebbe ad esclamare: "Da bambino leggevo le storie della principessa delle fiabe. Ora so che esiste davvero!" Era bellissima la giovine Elisabetta di Windsor, casato tedesco Sassonia Coburgo Gotha e Hannover, che venticinquenne nel 1952 ascendeva al trono britannico, dopo la morte del padre Giorgio VI, quando la Gran Bretagna diveniva non più il grande Impero coloniale, ma la moderna comunità delle nazioni sempre legate alla Corona ed alla Patria, il Commonwealth. Oggi quella donna è una bella signora di 89 anni, che ha celebrato testè il primato di permanenza più longeva sul trono inglese da ben 1200 anni, superando il lunghissimo regno dell'avola Vittoria, che durò dal 1837 al 1901.
Come consuetudine ed eleganza, Sua Maestà il 9 settembre giorno dello storico traguardo, ha voluto esprimere con parole sobrie ma auguste la soddisfazione per gli auguri provenienti da tutto il mondo, precisando (nel frangente della inaugurazione di una ferrovia con treno old style: similmente la Regina Vittoria nel 1860 attraversò la Scozia in treno) che "una lunga vita passa attraverso molte pietre miliari -milestones-, il mio caso non è una eccezione", sottintendendo di aver compiuto il proprio dovere di Sovrana, di Capo della Chiesa cristiana anglicana, di tutela dell'axis mundi. Le parole non sono a caso: il Premier britannico Cameron l'ha salutata come "la roccia" a cui tutto il popolo può fare riferimento, come è stato per oltre 63 anni e continuerà ad essere.
Festeggiamenti sobri quindi per la Sovrana del Regno Unito, che sempre accompagnata dal Principe consorte Filippo di Edimburgo (con le sue fresche 94 primavere), ha preferito che le feste nazionali siano tenute l'anno prossimo, in occasione del 90° genetliaco.
Un Re è sempre una figura mistica, non certo umana solamente ma per chi ha coscienza del ruolo sacrale, antropologico e cultuale, della Monarchia in quanto concezione dell'Universo, intermediario tra il Cielo e la Terra. Non per nulla negli ideogrammi dell'antica Cina il re era al centro di tre trattini fra l'empireo e il tèllure, uniti da una sbarra verticale. Così nell'antico Egitto. Ma la figura femminile è, per coloro che hanno cognizioni di esoterismo anche superficiali, il "lui-lei", l'Iside sovrana. I riferimenti alla pietra nelle brevi ma intense parole della Regina e del Primo Ministro non cadono nel vuoto: la Gran Bretagna è patria della Massoneria mondiale, che nel 2017 celebrerà i trecento anni dalla fondazione della United Gran lodge of England, la madre loggia "del mondo" (a cui volenti o nolenti tutte le comunioni frammassoniche fanno riferimento) la cui sede è a londra in Great Queen street, la strada della Grande Madre, ovvero Iside.  E che tutti i Re britannici siano stati incoronati sul trono che si appoggia sulla pietra sacra di Scone, la quale si dice fu quella di Giacobbe, ha il suo significato.  E qui forse la Regina è più del Re, perchè se il Re nella simbologia solare è Horus-Osiride, egli nasce solo da Colei che per lui si sacrifica e ne ricostruisce le membra e senza la quale la linea del sangue non potrebbe esistere, Iside appunto: la Grande Madre è in vita, eterna, immutabile.
Tutto ciò per significare che la presenza di Elisabetta II sul trono per tantissimi anni, unica nel suo stile inimitabile come nella longevità assoluta, soggiace a dinamiche cosmiche che possono sfuggire ai più ma non a coloro che, come ben scrisse Dante, vanno oltre "li versi strani" dietro cui è nascosta la vera dottrina. Per chi sa leggere la Luce dell'Occhio i segnali esistono: qualche anno fa venne commercializzata una statuetta con le fattezze della Regina Elisabetta, detta "regina solare" : tramite un piccolo pannello solare posto nell'incavo della borsetta, ella muove la mano destra in quel gesto etereo e nobilissimo che è il saluto che una Sovrana del suo rango, dispensa ai sudditi, al mondo e a ciascun seguace dell'idea immortale della monarchia. Della forza incredibile di tale gesto semplice ma essenziale fummo personalmente testimoni, in occasione del Golden Giubilee del 2002: arrampicati sulle ringhiere di Buckhingam  palace a gridare "we wont the Queen" erano con noi giovani di tutte le razze del mondo ma soprattutto di colore, a simboleggiare l'attaccamento alla Sovrana da ogni nazione del globo: ella si affacciò in parte e stese la mano in quel gesto di saluto, che la statuetta "solare" riproduce con tanta grazia e levità. E che le statue delle Regine dell'antichità, che si trovano in molti musei, da Isis in poi, abbiano avuto la medesima funzione apotropaica, non è da discutere.
Elisabetta II e Vittoria  sono paragonate ultimamente (una mostra sui loro regni è in corso a Londra), ma certamente i secoli sono differenti: la Sovrana del XIX secolo che vide l'unificazione italiana, Garibaldi e cinse la corona dell'India come Imperatrice, soffrì molto per motivi familiari; Elisabetta II è in certo senso più fortunata e, mentre ha viaggiato moltissimo, gode e godrà ancora di buona salute (Vittoria negli ultimi anni era sulla sedia a rotelle).  Inoltre è vero che se il Commonwealth non è l'Impero, il prestigio e la presenza anche politica di Elisabetta nello status mondiale (capo dello Stato oggi in Canada, Australia, Nuova Zelanda e altri piccoli paesi) è intatto e immenso e si può verificare con grande facilità ove ci si rechi in ciascuno di essi: per quanto ad esempio Malta sia una Repubblica dal 1974, in molte vetrine della ex Kingsway di Valletta il ritratto della Sovrana campeggia orgoglioso e l'impronta anglofila è incancellabile.
La Sicilia ha parimenti diversi legami col Regno Unito: e se non divenne "la perla più preziosa della corona britannica", come disse al Parlamento inglese nel 1812 Lord Cawendish Bentinck, plenipotenziario di Sua Maestà nell'isola (e antenato della Regina attuale, poichè la madre, la "Queen mum", discendeva da lui), la nostra isola conserva verso gli inglesi una predilezione non comune ad altri popoli: le comunità della Sicilia occidentale di Marsala e di Trapani, come la ex Ducea di Nelson a Bronte, ne sono testimonianza.  Il popolo usa affermare: "ccu tutti fazzu guerra, fòra di l'Inghilterra!" La storia siciliana non ha una Regina autonoma dal XV secolo, ovvero da Bianca di Navarra, ma ha condiviso con l'Italia e ha amato per il suo sacrificio e dedizione durante il terremoto di Messina del 1908 la Regina d'Italia Elena, già principessa montenegrina: le cui virtù umane e cristiane le valsero la "rosa d'Oro" dal Pontefice Pio XI, e che perfino l'attuale Repubblica ha voluto onorare con un apposito francobollo.  Mentre Elisabetta II nel 1952 ascendeva al trono, pochi mesi dopo nello stesso anno Elena di Savoja si spegneva in Francia, a Montpellier, minata da un tumore: ivi ancora riposa. L'Italia del XXI secolo deve al più presto sanare questa vergogna, permettendo la tumulazione della Sovrana, del Re Vittorio Emanuele III e di Umberto II nel posto che loro compete, il Pantheon di Roma.
Tornando ad Elisabetta II del Regno Unito, defensor Fidei (non dimentichiamo che da Enrico VIII i sovrani britannici guidano la Chiesa cristiana in Albione), non si può che rimanere ammirati e affascinati dal suo stile che, come si ripete sovente, è il segreto del successo planetario della istituzione monarchica britannica, le cui luci irradiano in ogni dove e sono da guida ed esempio. Si pensi che alcune istituzioni e confraternite giurano fedeltà alla Corona, suggello molto più importante che una fittizia "fede" verso lo Stato, laico o transeunte che sia. Il Re e la Regina sono l'eternità del divino, il resto è silenzio.
Così "la venerabile, scaturita dalla luce, nata dalla pupilla di Atum", Iside, rivive nel culto cristiano nella Vergine Madre, la Myriam che sfavilla come Theotokòs. Il cammino continua, in eterno, verso l'azzurro. God save the Queen, lunga vita alla Regina!
                                                                                                                         F.Gio

giovedì 3 settembre 2015

La tirannìa: a proposito dell'invasione degli immigrati, della Chiesa, ecc... parole profetiche, di oltre due millenni fa




La tirannìa: a proposito dell'invasione degli immigrati, della Chiesa, ecc... parole profetiche, di oltre due millenni fa

Non ci sono parole più appropriate del libro VIII della "Repubblica" di Platone, scritto oltre due millenni fa, per descrivere il frangente storico, drammaticissimo, che stiamo  vivendo  in quanto italiani, in quanto siciliani, in quanto di razza bianca. Rileggiamole, in silenzio e, per chi crede, fidando nella Grande Madre dell'Odigitria: libera nos a malo...

Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, 
si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano a sazietà, 
fino ad ubriacarlo, accade allora che, 
se i governanti resistono alle richieste 
dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati despoti. 
E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; 
che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, 
che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, 
che i giovani pretendano gli stessi diritti,le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. 
In questo clima di libertà,nel nome della libertà,non vi è più riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia.