martedì 6 luglio 2010

Benedetto XVI un uomo solo


Cinque anni di intenso pontificato


Benedetto XVI, un uomo solo


Necessaria la solidarietà fraterna al Pontefice che con coraggio e determinazione
combatte contro i mali diabolici anche della Chiesa – Poca ubbidienza -


Allorquando, nell’aprile di cinque anni fa, dal comignolo di San Pietro escì la fatale ‘fumata bianca’ ed il novello Pontefice si affacciò sul balcone centrale di San Pietro, auspicammo tutti che Joseph Ratzinger, scelto il gloriosissimo nome del Santo patrono d’Europa e defensor fidei della tradizione cristiana d’Occidente, ci ajutasse nel cammino della consapevolezza e dell’accrescimento di quella che il credente appella fede, di quel che il dubbioso appella senso etico; di quel certo ‘quid’ che lo gnostico, appella conoscenza. Dopo un lustro, appare a nostro avviso triste constatare come, da molte parti anche interne al corpo ecclesiastico nonché sacerdotale, l’azione spesso silente ma negli ultimi tempi energica di rinnovamento nel solco della Tradizione, di Benedetto XVI, sia contrastata ed addirittura osteggiata con vigore, da coloro che intendono prosperare su taluni passati atteggiamenti. Ciò sia detto senza formulare critiche per l’uno o l’altro degli aspetti, ma sforzandoci di essere obiettivi. Specie a fronte degli oltre ventisei anni del pontificato di Giovanni Paolo II il quale, per fortuna, nessuno più –come auspicò qualcuno- chiama ‘magno’ e sempre meno desiderano sia elevato alla santità.
Le contraddizioni, addirittura le evidenti visioni antitetiche che Benedetto XVI e Giovanni Paolo II hanno del modo di governare la Chiesa, mai come in questi ultimi mesi sono emerse con ‘sì grande evidenza. Ci si darà atto che, da queste colonne, all’epoca della sua elezione già precisammo che Papa Ratzinger si sarebbe rivelato ben altro che il suo predecessore: e così è stato. E però, mentre era giusta l’analisi di uno dei massimi teologi contemporanei, il professore insigne Hans Kung, giudicando fallimentare per il rispetto del progresso del cattolicesimo, il pontificato di Wojtyla, dissentiamo dal medesimo giudizio che il medesimo prof.Kung ha nelle settimane scorse formulato riguardo l’antico collega dell’Università di Tubinga, ora Santo Padre. E’ stato, più di ogni altro problema, l’affare insanguinato e doorosissimo della pedofilia, lo spartiacque indiscusso che ha permesso anche ai tentennanti ed agli incerti, di comprendere il vero ‘carattere’ del pontificato di Benedetto XVI ed il suo privato, non pertanto impossibile da condividere, dramma personale ed umano. Così la giornata organizzata nelle scorse settimane di maggio, a pro della persona del Pontefice, ha nelle immagini televisive restituito il volto di un signore anziano di oltre ottant’anni, evidentemente compiaciuto e confortato dalle espressioni affettuose che delegazioni di tutta Italia gli hanno pòrto in piazza San Pietro, volendo dirgli "ti siamo vicini in un momento di grande dolore collettivo". E’ la vicinanza, anche qui da noi resa esplicita, ad un uomo solo che guida un vascello in acque tempestose, con marinari sovente ribelli, indocili, pronti a comportarsi come il Giuda evangelico.
Non perciò nuovamente ripetere "un Papa che ha fallito" (questo fu vero per Wojtyla), ma essere accanto ad un uomo solo, che sta combattendo a viso aperto e "come pecora in mezzo ai lupi" (adesso è chiaro il significato della sua frase allora pàrsa enigmatica, poco dopo l’elezione), una pugna affatto perigliosa, laddove magna pars del suo clero si guarda bene dall’esercitare la virtù dell’obbedienza e di mettere in discussione l’operato degli ultimi decenni, per timore di recedere dal potere temporale, figlio diretto del "padre della menzogna", il demonio, che ha con successo comperato l’anima di molti. E’ stato molto chiaro, il Santo Padre, nell’Angelus di domenica 16 maggio: "Il male da combattere è il peccato.., a volte presente anche fra i membri della Chiesa…". Vero è che, in particolare mercé gli inevitabili equivoci di una stampa anticlericale in servizio permanente effettivo, la quale –serva dei poteri fanatici del laicismo di mestiere, ben più pericolosi negli ultimi anni, di un dogmatismo il quale pure permette, sotto certi limiti, la manifestazione di un pensiero in talune forme libero e persino, dopo il Vaticano II, pertinente all’eterodossìa- ha evidentemente riportato compiaciuta episodi schifosi di corruzione di sacerdoti, ed a volte anche suore, a danni di minori, in nome delle statistiche bisogna con onestà ammettere che essi sono in percentuale minima, a fronte dei cosiddetti ‘abusi psicologici’ (schiaffi od altro), conteggiati per fare massa nel novero degli scandali a sfondo sessuale.
E’ un attacco personale a Benedetto XVI che ha, come è stato detto, ben precisi mandanti e ben chiari fini. Non essendo questa la tribuna di alcun organismo ecclesiastico, possiamo parlar chiaro: gli ancor molto forti gruppi di potere ecclesiale (vedi il caso ignobile del capo dei Legionari di Cristo) avvinti in abbraccio mortale al pontificato wojtyliano, non possono perdonare l’intransigenza personale ed il rigore etico di Joseph Ratzinger Pontefice Massimo, e cercano in ogni modo di minarne l’autorità laddove essa appare, come nel caso recente della visita a Malta, rafforzata. In quest’ultimo frangente, mai assistemmo –non rammentiamo nel passato che ‘pentimenti’ o sedicenti tali di fatti accaduti secoli prima, del pur non manchevole di lati positivi Papa Wojtyla, da noi criticato molto anche durante il suo regno- a commosse espansioni di lacrime come accadde nelle settimane scorse nella cattolicissima Malta, durante l’incontro del Pontefice con alcune vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti. Le stesse ex vittime poi raccontavano ai giornali del pianto struggente dell’anziano Papa, e della sua solenne promessa: "farò in modo che non accada mai più". Egli è uomo da mantenere quel che afferma. Del resto, anche il tantissimo criticato accostamento della pedofilia, anche clericale, còlla omosessualità, non proviene da menti artatamente zèppe di pregiudizi, ma dalla Bibbia, dalla parte anzi sua più antica: "Se uno giace con un maschio come si giace con una donna, ambedue commettono un’abominazione: dovranno morire, su di loro ricadrà il loro sangue" (Levitico 20, 13). Le parole di Mosè sono estremamente chiare; e Gesù: "Ma chi scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa una macina d’asino al collo e fosse gettato nel profondo del mare… vi dico infatti che i loro angeli nei cieli vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli" (Mt. 18, 6-10). Tutto il passo del Divin Maestro è di una eloquenza senza fronzoli: e sarebbe il caso che anche la legge laica punisse gli assassini pedofili con metodi esattamente identici a quelli suggeriti da lui.
La solitudine del Papa Benedetto appare lunare altresì laddove, spostato il campo dalla decisa azione antipedofilia intrapresa, si osserva come i suoi ordini in tema di magistero non vengano applicati se non in minima parte: sia sufficiente l’evidenza del fatto che il motu proprio "Summorum Pontificorum" dalla sua volontà emanato tre anni or sono, ossia l’obbligo per ogni diocesi di celebrare la Messa secondo il rito tridentino, quindi in lingua latina come avveniva prima della riforma conciliare, è in molte parti d’Europa disatteso, quando non vilipeso e criticato apertis verbis. Per fortuna in Italia, qui e la, si avvertono intenzioni positive: a Bologna persino il Cardinale Arcivescovo Caffarra, dopo aver disposto che ogni domenica la Messa latina, già affollata da molti giovani, sia celebrata in una chiesa, ha egli stesso concelebrato secondo l’intramontato rito, dando un luminoso esempio ai confratelli delle altre diocesi della nostra Patria.
Non che Papa Ratzinger sia esente da errori: notammo infatti che, forse per la sua formazione inserita da molti decenni nelle gerarchie della Santa Sede, poco o punto incisiva è la parola sua intorno al dilacerante problema del lavoro e della disoccupazione, che nella Italia di oggi colpisce le fasce sociali più deboli e sempre meno tutelate: mentre la Chiesa se tende a tamponare con soluzioni in stile Caritas (fra l’altro sovvenzionata dagli enti pubblici dello Stato), non alza solennemente la voce con l’enfasi che servirebbe, contro gli sfruttatori del lavoro in ogni forma. Persino Pio XII negli anni dell’immediato dopoguerra, era affatto incisivo in tal senso, anche per contrastare il sindacalismo comunista. Inoltre, le mancate chiarificazioni del Santo Padre sull’annoso problema del matrimonio (e delle sue conseguenze, mentre si diffondono sempre più i divorzi con le farraginose cause di annullamento, che andrebbero semplificate per far rifiorire i nuovi matrimoni e soprattutto per liberare la Chiesa dal giogo di Mammona), riportano a quella liberazione dalle "pompe di Satana" che Benedetto XVI richiamò nella omelia della notte di Pasqua appena trascorsa, collegandola al Battesimo ed al libro di Enoch: per chi non l’ha compreso, un testo considerato apocrifo ma dènso di misticismo esoterico, preso ad esempio dal più altro scranno del magistero petrino.
E se "ricostruire la tunica di Cristo", come Benedetto XVI ha affermato non lunge a Lourdes, è compito soprattutto di cristiani battezzati, ci si rende conto di quante lacerazioni codesta veste nel suo simbolo, abbia accettato con copiose perdite di sangue: ogni sforzo deve auspicarsi, senza deflettere di un millimetro, per recuperare le forze e le stille di codesto liquido vitale. Il canale primo e privilegiato è, come jeri come sempre, la Grande Madre: Vergine beatissima dei popoli e delle nazioni, perpetuo soccorso di coloro che la invocano con fiducia, rosa mistica al centro della croce dalle eguali braccia che comprendono l’universo intiero: "sicut in caelo et in terra". Era la medesima divisa della Tabula Smaralgdina: "come in alto così in basso, per la bellezza dell’Unità".

Barone di Sealand (Francesco Giordano)


Pubblicato su Sicilia Sera n°330 del 4 luglio 2010