venerdì 30 dicembre 2016

Libro "Il Regno d'Epiro nell'Europa di ieri e di oggi"


E' appena stato stampato, per i tipi di Akkuaria, che si fregia della facoltà di Editore della Real Casa d'Epiro, il volume 
"Il Regno d'Epiro nell'Europa di ieri e di oggi"
autori Aldo Colleoni, Francesco Giordano e Valery P.Yegorov, sulla storia e le vicende della nazione epirota; qui i link per richiederlo:

https://www.facebook.com/groups/586013431606834/
http://www.associazioneakkuaria.it/


https://realecasadiepiro.jimdo.com/libro-il-regno-d-epiro-nell-europa-di-ieri-e-di-oggi/

venerdì 23 dicembre 2016

Splendida serata di inaugurazione della personale di Carmen Arena al Museo Greco di Catania con intenso momento di belcanto






             Splendida serata di inaugurazione della personale di Carmen Arena al Museo Greco di Catania con intenso momento di belcanto

Nella prestigiosa cornice del Museo di arte contemporanea "Emilio Greco", sito nel piano nobile del settecentesco palazzo Gravina Cruyllas che chiude la scenografica e barocca via dei Crociferi  in Catania, ove è la casa natale del Cigno del melodramma italico Vincenzo Bellini, si svolse il 22 dicembre l'elegante  vernissàge con l'inaugurazione della personale della artista e pittrice Carmen Arena, personaggio conosciuto a livello nazionale per la poliedricità degli eventi che organizza e patrocina, qui in veste di pittrice moderna. Con l'intervento di numerosissimi e qualificati ospiti, il taglio del nastro è avvenuto alla presenza delle autorità, la Presidente del Consiglio comunale di Catania Francesca Raciti, gli assessori ai Lavori Pubblici Luigi Bosco ed alle Attività Produttive Nuccio Lombardo, della responsabile del settore politiche giovanili dott.ssa Margherita Oliva, del Direttore del Museo Greco e del Belliniano (ivi collegati), dott.Silvano Marino. La curatrice della mostra, prof.ssa Daniela Costa dell'accademia di Belle Arti, ha voluto nel suo intervento illustrare gli elementi essenziali nella pittura di Carmen Arena, qui compendiati in Aria Acqua Terra e Fuoco, aggiungendo che il "quinto elemento, l'etere, si condensa nelle sue sculture futuriste", li esposte.  Lo scrittore e critico d'Arte comm.dott. Francesco Giordano, che ha analizzato la pittura della Arena nella brochure pubblicata per l'occasione, ha voluto precisare le qualità di Carmen Arena come benefattrice della città per avere restaurato gratuitamente la chiesa di N.S. dei Minoritelli e ripreso dall'oblìo l'altare della chiesa monumentale di San Nicola assieme ad altri lavori che la rendono meritevole di lode; ha altresì portato il saluto della Real Casa d'Epiro che egli rappresenta in quanto Delegato per la Sicilia e Malta.
L'esposizione dei quadri, molto intensi, di Carmen Arena nelle varie sale del Museo, con le foto dell'attivissimo Antonio Ferlito, è stata allietata dalle esibizioni canore del chitarrista poeta Giacomo Pistone, nonché da un delizioso momento musicale, in realtà un concerto anche se ridotto a poco meno di un'ora per i tempi tecnici della struttura museale, nella sala conferenze del Belliniano, attigua al museo Greco, gentilmente messa a disposizione dalla amministrazione comunale: i buoni uffici e la direzione artistica dello spazio musicale furono del comm.dott. Francesco Giordano.
Presentati dal giovane e noto attore e conduttore televisivo Andrea Schillirò, accompagnati al pianoforte verticale dal noto pianista e compositore Maestro Nino Anfuso, organista della cattedrale di Misterbianco,  che ha voluto contribuire con passione all'evento,si sono esibiti "a casa Bellini" le giovani soprano Maria Grazia Tringale e mezzosoprano Roberta Celano, promesse luminose del firmamento lirico belcantistico (la 26enne Celano è fresca vincitrice del concorso "Simone Alaimo", protagonista nel ruolo di Rosina nell'opera Barbiere di Siviglia con la regìa di quest'ultimo, nonché vincitrice del premio eccellenze Iblee conferito al teatro di Donnafugata diretto dal celebre Maestro Cultrera), che hanno ammaliato il pubblico convenuto con un programma breve ma di intensissimo sentire: da "Cruda sorte" dalla Italiana in Algeri di Rossini a "Son l'umile ancella" dalla A.Lecouvreur; da "Core 'ngrato" alla splendida Malia, romanza da salotto di F.P.Tosti che la Celano canta in modo soavissimo; da "Musica proibita" di Gastaldon a "Nel giardin del bello" dal Don Carlo di Verdi, ove la Celano ha mostrato nuovamente il suo virtuosismo vocale: finale coi duetti delle cantanti che hanno interpretato "Non ti scordar di me" e, per chiudere in bellezza con un grandissimo genio al quale la poetica di Bellini si inchinava, il duetto "Prenderò quel brunettino" dal Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart, assai apprezzato.
Fra gli ospiti, una delegazione delle Guardie Ambientali di Sicilia; per l'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon (oltre a Carmen Arena e Francesco Giordano) furono presenti il grand'ufficiale Giuseppe Valore e la sorella Pina, il cav.Vito Aversa, il dott.Luciano Costanzo, la Dama ins.Grazia Caruso; presenti anche il noto scrittore e poeta prof.Sergio Collura, il prof.Salvo Luzzio esperto d'Arte e molti altri. Una serata elegante all'insegna dell'Arte e della musica che chiude il 2016 con positiva visione per il futuro; la mostra delle opere di Carmen Arena rimarrà allestita al Museo Greco fino al 7 gennaio.
                                                                                                                  ***

sabato 17 dicembre 2016

Piacevole serata per il Concerto di Natale 2016 a Misterbianco con l'Accademia di Arte Etrusca e il patrocinio della Delegazione siciliana della Real Casa d'Epiro





             Piacevole serata per il Concerto di Natale 2016 a Misterbianco con l'Accademia di Arte Etrusca e il patrocinio della Delegazione siciliana della Real Casa d'Epiro

Una serata elegante all'insegna dei valori della Cultura e dell'Arte,  si svolse il 15 dicembre c.a. nella sala Giarrizzo dell'ex stabilimento Monaco del comune di Misterbianco (Catania), ove, organizzata dalla amministrazione comunale, dalla Accademia di Arte Etrusca  con il patrocinio della Delegazione di Sicilia e Malta della Real Casa d'Epiro e della Delegazione di Catania delle Guardie d'Onore al Pantheon, è stato tenuto il tradizionale concerto di Natale, quest'anno intitolato "La Vergine degli angeli", nonché la sezione itinerante del Premio Essenza Donna ed alcuni riconoscimenti speciali.
Molta affluenza di pubblico qualificato ed interessato, la conduzione della serata da parte del docente universitario di Medicina prof.Agostino Palmeri con la partecipazione del prof.Pietro Suriano, l'attenta organizzazione della animatrice della serata, l'artista Carmen Arena presidente dell'Accademia Etrusca, hanno consentito lo svolgersi sereno e lieto di una manifestazione che onora chi la promuove, nonché il comune etneo di Misterbianco, attento allo sviluppo culturale e sociale ed a valorizzare aspetti importanti della società contemporanea.
Interventi di saluto sono stati quelli Sindaco di Misterbianco dott.Nino Di Guardo, dell'Assessore alla Cultura dott.Federico Lupo e del presidente del Consiglio comunale Nino Marchese; successivamente intervennero il Delegato di Catania delle Guardie al Pantheon uff.ing.Salvatore Caruso, che ha portato il plauso dell'Istituto per la serata, elogiando i premiati; intervenne il Commendatore con placca dott. Francesco Giordano, Delegato per la Sicilia e Malta della Real Casa d'Epiro, il quale con vibrante emozione ha voluto portare, trattandosi del primo evento a cui la Real Delegazione ha dato il patrocinio, il saluto di SAR il Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, Capo della Real Casa, nonché precisare che le attività di essa sono sostanzialmente culturali sociali e legate alla Santa Religione di Cristo, sotto il cui manto della Theotokòs l'Epiro svolge le funzioni assegnate dalla divina volontà.
I brani cantati dalla soprano Nadia Suriano,  unitamente al tenore Emanuele Scribano, accompagnati per l'occasione dal noto Maestro Pietro Cavalieri alla tastiera elettrica,  da "la Vergine degli angeli" a "Un bel dì vedremo" col finale dei classici "Adeste fideles" e "Astro del ciel", hanno allietato l'uditorio: esibizioni alternate alle premiazioni di Essenza Donna ed alle letture di alcuni poeti, mentre alla fine sono stati consegnati i riconoscimenti speciali.
Premiati con la statuetta di Essenza Donna itinerante 2016, sono stati la dott.ssa Giusy De Martino, il soprano Nadia Suriano, la prof.ssa Caterina Privitera, l'insegnante Dama Grazia Caruso, la musicista Silvana Fagone, la dott.ssa Anastasia Distefano, il soprano Maria Grazia Tringale, l'associazione culturale Agorà nella persona della presidente prof.ssa Ina Visalli; i momenti culturali sono stati dei poeti Angelo Battiato, Katia Marchese, Mariangela Torrisi, Antonella Paparo, Maria Privitera, Giacomo Pistone, Giusy Zuccarello.
I riconoscimenti speciali, diploma artistico, sono andati al sostituto commissario di PS cav.dott.Salvo Sorbello, all'insegnante prof.Francesco Distefano, al Comm.Dott. Francesco Giordano, che ha tenuto a dedicare l'importante premio, a nome della Reale Casa d'Epiro, ai bambini poveri cristiani d'Italia rammentando il grave disagio sociale odierno della Patria nostra, nonché ai cristiani perseguitati che soffrono in Siria, in Irak, in Libia, sotto la ferocia degli intolleranti fanatici.
Un evento lieto e simpatico fortemente voluto dall'Accademia di Arte Etrusca, che ha rappresentato in maniera plastica la diffusione della cultura nelle nostre contrade.
                                                                                                          ***

lunedì 21 novembre 2016

Celebrata a Catania la S.Messa in ricordo dei Sovrani Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoja




      Celebrata a Catania la S.Messa in ricordo dei Sovrani Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoja

La Santa Messa in memoria delle LL.MM. Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoja, Sovrani d'Italia dal 1900 al 1946, si è svolta come consuetudine a Catania nella chiesa di San Camillo dei Mercedari ai Crociferi, in via dei Crociferi, fulcro del centro storico della città etnea; organizzata dalla Delegazione di Catania dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, brillantemente guidata dall'ing.uff. Salvatore Caruso, ha visto nella mattinata di domenica 20 novembre, la  partecipazione dedlle Delegazioni INGORTP di Siracusa ed Enna, nonché la presenza dell'Ispettore Regionale della Sicilia INGORTP ins.Giuseppe Restifo, e del Consultore dell'Istituto nonché Delegato per la Sicilia degli Ordini Dinastici di Savoja, gr.uff. avv.Francesco Atanasio.
La funzione fu sapientemente svolta dal molto reverendo Don Gianni Romeo, cappellano dell'Ordine di N.S. della Mercede e parroco della comunità Immacolata Concezione ai Minoritelli in Catania, con folta partecipazione delle Guardie etnee e ivi convenute, ospiti della GdO Barone Beniamino Sorbera de Corbera, responsabile dell'ordine Mercedario catanese, che con molta liberalità sposa la causa sabauda.  Alla fine della Messa, ove il Delegato catanese Caruso ha ricordato che il Pantheon attende il ritorno delle salme dei Re celebrati, dall'esilio in cui ingiustamente sono ancora relegati dopo oltre settanta anni, e letta la preghiera per la beatificazione della Regina Elena da parte della Guardia e consultore dott.Filippo Cuva, l'avv.Atanasio, nella monumentale sagrestia, ha voluto brevemente rammentare le opere di grandissima umanità compiute da Sua Maestà Elena di Savoja durante il Regno: dalla fondazione dell'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro alla lotta contro l'encefalopatia letargica; inoltre Elena, nata Petrovich Niegos del Montenegro, volle passare dalla fede cristiana ortodossa a quella cattolica, in ossequio alla tradizione di Casa Savoja che è sempre stata legata alla Chiesa di Roma; infine egli ha preannunciato delle iniziative per sostenere la Beatificazione della Regina, Rosa d'Oro della Cristianità.
Tra le personalità e Guardie presenti, il Vicario degli Ordini Dinastici di Savoja per Catania cav.avv.Giovanni Vanadia, i componenti della Consulta dei Senatori del Regno prof.Guarino, prof.Suriano, lo stesso delegato Caruso nominato nella sessione di novembre consultore; le Guardie Aversa, Arena, La Torre, Speranza, Costanzo, Caruso, Lo Presti, Valore e diverse altre; presente altresì il comm. con placca Ordine Equestre dell'Aquila d'Epiro dott.Francesco Giordano, Delegato per la Sicilia e Malta della Real Casa Epirota, ivi in veste di Guardia d'Onore.
                                                                                                        ***

venerdì 11 novembre 2016

Genetliaco di Sua Maestà Vittorio Emanuele III, 11 novembre 1869: onore al Re della Vittoria!




Celebriamo il genetliaco di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III, nato a Napoli l'undici novembre 1869: egli che portò alla Vittoria i Soldati d'Italia nella Prima guerra mondiale, Fante tra fanti, nel giorno in cui si ricorda San Martino di Tours, patrono della Fanteria.  Il Re del Piave che salvò l'Italia nel convegno di Peschiera, rimase solo a decidere della insurrezione dell'ottobre 1922, subì la seconda guerra mondiale e serbò le istituzioni statali nel bujo della disfatta nel settembre 1943; quel Re che ingiustamente chi non fa i conti con la Storia, permette riposi ancora il sonno eterno in terra d'Egitto, ad Alessandria dove moriva nel dicembre 1947; quel Re che fidenti aspettiamo di vegliare al Pantheon di Roma, laddove diremo, fregiato della medaglia umile e preziosissima coniata nel bronzo nemico, insieme a Tutti coloro, caduti e dispersi, che non tornarono e che sono rappresentati dal Milite Ignoto che lui vòlle a Roma nel novembre 1921: Presente! Presente! Presente!

                                                                                                            (F.G.)

giovedì 10 novembre 2016

Il sito Eccellenza Italiana di Emanuele Filiberto di Savoja


Il sito Eccellenza Italiana di Emanuele Filiberto di Savoja

Segnaliamo con piacere il nuovo sito di SAR il Principe di Piemonte e Venezia Emanuele Filiberto di Savoja, proteso a sviluppare e salvaguardare il meglio della produzione italiana:

http://www.eccellenza-italiana.it/IT/

Certificazione Eccellenza Emanuele Filiberto di Savoia
L’esigenza, delle piccole e medie imprese italiane, di meglio esprimersi sui mercati sia in Italia che all’estero, ha fornito lo spunto ad Emanuele Filiberto di Savoia (rappresentante di una delle famiglie reali più antiche al mondo, che ha dato origine all’Unità d’Italia), di mettersi a disposizione e offrire un supporto attraverso una certificazione, espressione dei valori di eccellenza, valori che il meglio delle imprese italiane sa esprimere. I valori sono stati definiti in un apposito disciplinare tecnico tradotti, quindi, in caratteristiche tecniche verificabili. Oggi molte imprese che utilizzano lo stemma di Casa Savoia, ottenuto in concessione dall’allora re d’Italia, lo fanno accompagnandolo alla dicitura «Fornitore della Real Casa ... » che esprime l’esigenza della singola impresa di ricorrere ad un marchio riconosciuto per meglio vendere il proprio prodotto, senza che si abbia alcuna garanzia del rispetto dei valori della tradizione. Le nuove generazioni, pur spesso ignare dl significato dello scudo crociato, che appare su molte confezioni di grandissimo consumo, attribuiscono inconsapevolmente un valore, espressione della tradizione del proprio Paese, storico. Emanuele Filiberto di Savoia è garante, inoltre, di un duplice valore, ossia porta in se e nel nome, i valori del casato ed una importante mediaticità, ottenuta nel corso di questi ultimi anni avvicinandosi, anche attraverso trasmissioni televisive, alla gente e trasmettendo comunque una sensazione di semplicità nell’affrontare la quotidianità. La serietà del progetto è, inoltre, rappresentata da un terzo e necessario elemento, ossia un Organismo di certificazione ed ispezione leader a livello mondiale, il Bureau Veritas Italia Spa. Emanuele Filiberto di Savoia, infatti, non avendo competenza nel merito della verifica della conformità ai requisiti del disciplinare redatto, ha inteso affidare al Bureau Veritas (di origine francese, assumendo un ulteriore parametro di indipendenza, non essendo l'Organismo di origine Italiana) le attività ispettive affinché il logo di Eccellenza possa essere rilasciato all’azienda che meglio esprime i valori della tradizione.

lunedì 31 ottobre 2016

Crolla la Casa di San Benedetto a Norcia, crolla l'Europa? La Vergine bella contro le tenebre




       Crolla la Casa di San Benedetto a Norcia, crolla l'Europa? La Vergine bella contro le tenebre

Fra le cataste dei nostri innumerevoli libri, "dispersi" fra la polvere e gli oggetti di un ordine che ci è proprio, cerchiamo e finalmente ritroviamo il volume della Regola di San Benedetto, di cui a memoria rammentiamo sovente l'incipit: "Obsculta, filii, praecepta magistri, et inclina aurem cordis tui... ", 'ascolta figlio, gli insegnamenti del Maestro, apri l'orecchio del tuo cuore: accogli di buon grado le esortazioni di un padre che ti ama e mettile efficacemente in pratica, affinché attraverso la fatica dell'obbedienza tu possa far ritorno a colui dal quale ti sei allontanato per la pigrizia della disobbedienza'. Altro paragrafo del prologo, relativo agli ultimi eventi, suona così: 'in ogni momento gli dobbiamo obbedienza... affinché non debba come un padre adirato, diseredare un giorno i suoi figli, ma neppure, come un padrone terribile, sdegnato per le nostre colpe, condannarci alla pena eterna perché servi malvagi che hanno rifiutato di seguirlo fino alla gloria' (Prologo, San Benedetto, la Regola, Ed.Paoline 1996 pag.53).
La terribile scossa di terremoto che il 30 ottobre ha distrutto la basilica di Norcia, ove vuolsi esser nato San Benedetto, in uno con Santa Scolastica, il patrono dell'Europa, rimanendo in piedi solo la facciata, è-per chi vuole intendere- un chiaro signum di quel che viviamo. Naturalmente in epoche passate, ma anche nel presente, è il popolo ad accorgersene con molta chiarezza: ma oggi i mezzi di comunicazione di massa, potentissimi capillari e invasivi ad ogni livello nonché influenzati dai nemici della Luce, sono fortemente impegnati nello sviare dalla comprensione che le forze della Natura, indubbiamente di genesi divina, stanno indicando.   Si può anche, laicamente, prescindere dal concetto di colpa, che è non tanto benedettino ma anche precristiano, presente nelle varie religioni vieppiù in quelle del Libro: però indubbio appare che se oggi l'Europa è "invasa" come alcuni sostengono, la sua tara primigenia è la mancanza di specifica identità culturale, anzi l'assenza di essa. E la cultura dell'Europa è cristiana, con bellissime inserzioni del popolo ebraico, con lievi parentesi dell'altro popolo del libro, con indubbie riminiscenze politeiste: e tuttavia, cristiana. Ma parrebbe che sin dai governanti ciò è volutamente, anche a volte istituzionalmente, censurato, dimenticato, mortificato. Non sappiamo dove andremo, né cosa ci aspetterà, né perché a' vertici del Cattolicesimo di Roma imperano due Pontefici, uno "spirituale" e altro "materiale".  La certezza di chi segue il cammino della Luce forse esiste: percorrere il sentiero della legge morale e, per coloro che vogliono credere oltre il giardino, ha una via mater et magistra, che è la Gran Madre, la "Vergine bella di sol vestita" per dirla con quel grandissimo cantore che fu Francesco Petrarca: a lei affidiamo e confidiamo presente e futuro, mentre avanzano le tenebre, lei madre e genitrice del Tutto!

                                                                                                        F.G.


sabato 17 settembre 2016

Ricordo di Carlo A.Ciampi: una dichiarazione di SAR Emanuele Filiberto di Savoia





Ricordo di Carlo A.Ciampi:  una dichiarazione di SAR Emanuele Filiberto di Savoia

Ricordiamo con affetto e simpatia un Italiano d'altri tempi, Carlo Azeglio Ciampi, Presidente emerito della Repubblica (1999-2006) scomparso ieri a 95 anni, che ha rilanciato il sentimento di Patria. Già ufficiale del Regio Esercito Italiano e combattente sulla fronte greco-albanese, dopo l'otto settembre 1943 si schierò con il Governo del Re, con l'Italia libera e liberata. Su quel giorno tragico e fatale affermò chiaramente che Vittorio Emanuele III "ha salvato la continuità dello Stato". Il 16 maggio 2003, dopo il vergognoso esilio, ha accolto la Famiglia Reale di Savoia al Quirinale. Ora egli è nel cammino della Luce che non tramonta.

Così lo ricorda SAR il Principe di Piemonte e Venezia Emanuele Filiberto, in una sua dichiarazione diffusa oggi su Twitter :
"Ricordo sempre quel "Bentornato a casa Principe!" rivolto a mio padre in visita al Quirinale dopo la fine dell'Esilio. Un gesto cortese affatto scontato... ...anche da queste cose si capisce l'uomo, la sua educazione, la sua cultura, e certo non era né monarchico né di destra, era un italiano che amava l'Italia e la sua storia! Grazie Presidente! "

                                                                     

giovedì 8 settembre 2016

Il Maresciallo Pietro Badoglio annuncia l'armistizio con gli Alleati, 8 settembre 1943 dai microfoni dell'EIAR



L'otto settembre del 1943 Sua Eccellenza il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, Capo del Governo, d'ordine di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III, annuncia l'armistizio con gli Alleati: il proclama viene letto alla radio alle 19,45, registrato su disco, dopo il Consiglio della Corona. La tragedia italiana si compie, nella consapevolezza che nulla di diverso vi era da fare, se non salvare ciò che restava della Patria; il Re e il Governo si spostano al Sud onde garantire la continuità e la sopravvivenza dello Stato, come anche hanno riconosciuto le più alte autorità repubblicane sino a tempi recenti.  Nostro video celebrativo, 8 settembre 1943 - 2016.

mercoledì 17 agosto 2016

Lettera aperta alla Corte di Cassazione, rinnovata richiesta di referendum istituzionale



Riceviamo e pubblichiamo, questa interessante lettera, reiterata, alla Corte di Cassazione repubblicana: risponderà?



PARTITO DELLA
Alternativa Monarchica
alternativamonarchica@email.it
Reggenza Nazionale P.d.A.M.


LETTERA APERTA

Oggetto: Rinnovata richiesta Referendum Istituzionale
Allegati: 1) 2011029 LETTERA APERTA del 01/06/2011. Oggetto: Corte di Cassazione – referendum istituzionale (a seguito)


16/08/2016
Eccellentissima Corte di Cassazione,

con la presente si rinnova la richiesta, inviata oltre cinque anni fa in data 01/06/2011 e ad oggi senza risposta (come da allegato a seguito), di chiarimenti su  gravi mancanze procedurali inerenti il Referendum istituzionale del 2 giugno 1946.
Visto e considerato che tutti i cittadini italiani hanno il diritto di conoscere la vostra risposta alla luce delle leggi vigenti in merito, e non solo i monarchici, che in ogni caso hanno i medesimi diritti degli altri cittadini, attendiamo una risposta per iscritto, secondo la legge sulla trasparenza, Decreto Legislativo del 14 marzo 2013, n. 33 e successive modificazioni.

Matteo Cornelius Sullivan
Reggente del Partito della Alternativa Monarchica

Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia
Addetto P.d.A.M. alle Relazioni Internazionali

Daniele Antonio Federico Marchesi
Vicesegretario Nazionale P.d.A.M.

Vittorio Pareto




2011029
PARTITO DELLA
Alternativa Monarchica
p.alternativamonarchica@email.it
Reggenza Nazionale P.d.A.M.
Cell. 339 601 7911

LETTERA APERTA
01/06/2011
Oggetto: Corte di Cassazione – referendum istituzionale

Eccellentissima Corte di Cassazione,

I sottoscritti, Matteo Cornelius Sullivan, Davide Pozzi Sacchi di S.Sofia, Roberto Strani, Massimo Molini di Valibona, Vittorio Pareto, Loredana Di Giovanni, Pietro Vitale, Giuseppe Catanzaro, Roberto Ervas, ai sensi della legge 241/90, detta legge sulla trasparenza amministrativa, chiedono a questa Eccellentissima Corte
1) per quale motivo detta Corte non abbia mai proclamato l'esito del referendum istituzionale monarchia-repubblica come previsto dal Decreto Legislativo Luogotenenziale 16 marzo 1946, N.98 integrazioni e modifiche al Decreto-legge Luogotenenziale 25 giugno 1944, N.151
2) se la Corte non ritenga che la mancata proclamazione degli esiti del referendum non infici la validità del referendum medesimo per mancata osservanza della procedura di legge.

Con osservanza

Matteo Cornelius Sullivan
Reggente del Partito della Alternativa Monarchica

Roberto Strani
Presidente del movimento monarchico Mitteleuropa Mediterraneo Italia

Massimo Molini di Valibona
Reggente delle Guardie dell’Imperatore

Loredana Di Giovanni
Responsabile Regionale Lazio del Gruppo Savoia

Davide Pozzi Sacchi di S.Sofia
Commissario P.d.A.M. per la Lombardia e l’Emilia Romagna

Pietro Vitale
Commissario P.d.A.M. per la Puglia

Giuseppe Catanzaro
Commissario P.d.A.M. per Gorizia

Roberto Ervas
Addetto alla Propaganda P.d.A.M.

Vittorio Pareto

lunedì 15 agosto 2016

Note di storia balcanica: Michele I e il despotato d'Epiro in Europa fra XIII e XIV secolo





           Note di storia balcanica: Michele I e il despotato d'Epiro in Europa fra XIII e XIV secolo

L'avvenimento più grande, e catastrofico, del XIII secolo fu senza dubbio la caduta di Costantinopoli nell'aprile 1204 per mano della IV crociata: la distruzione della città, che mai prima era stata espugnata, erede dell'Impero Romano, fu un cataclisma senza precedenti nella storia, anche perchè -per soddisfare le brame commerciali della potentissima Venezia, il cui Doge Enrico Dandolo decideva alle porte dell'Ellesponto, coi baroni franchi, di dividersi le spoglie di ciò che rimaneva dell'Impero bizantino- venne per tre giorni perpetrato un immane massacro, raccontano i cronisti, di qualunque essere umano vi si trovasse, senza risparmiare nessuno, tanto che persino i musulmani furono visti per indulgenti. Cristiani che massacrano i cristiani, invece di essere uniti sotto la Croce del Risorto: è accaduto sovente nel passato, che più non accada. Non a caso l'oggi Santo Giovanni Paolo II, recandosi ad Istambul nel 2001, ha pòrto al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli le scuse del Cattolicesimo di allora, per le violenze inaudite di quella crociata la quale, ufficialmente, era stata indetta per liberare i luoghi santi, mentre servì per creare l'impero coloniale veneziano, laddove la repubblica marinara -che pure rimaneva assegnataria dei Balcani occidentali- preferiva mantenere in saldo possesso tutti i porti greci fino a Costantinopoli e gli stretti e la gran parte della città: dònde non a caso Dandolo e i successori vennero chiamati "signori della quarta parte e mezza dell'Impero romano" .
Pecunia non olet e la brama dei saccheggi è sempre esistita: i leoni di San Marco a Venezia provengono dal sacco di Costantinopoli del 1204, come le numerosissime reliquie. Le chiese spogliate, solo la sacra icona della Madonna Odigitria i Crociati non vollero, o non poterono, trafugare: la sua sorte doveva essere decisa nel fatale maggio del 1453, dai musulmani di Maometto II.   Ma l'avvenimento della temporanea scomparsa dell'Impero bizantino da Costantinopoli, oltrechè impressionare tutte le genti cristiano ortodosse, se fece gridare di sdegno, sulla carta, Papa Innocenzo III da Roma, permise il nascere di due Imperi che si érsero ad eredi del costantinopolitano, ovvero bizantini, ed entrambi i regnanti cinsero la porpora: l'Impero di Nicea e il despotato di Epiro; se non contiamo i principati franchi di Acaia e di Tessaglia, tenuti e svaniti nelle varie guerriglie ed alleanze e voltafaccia, i cosiddetti "bizantinismi" della politica balcanica, da cui il termine in uso nella lessicografia italica.
Un condottiero cugino del già imperatore di Bisanzio Alessio III Angelo, pare presente a Costantinopoli durante il conflitto, emerge allora dal marasma, e come "un nuovo Noè", scrive il metropolita ortodosso di Naupatto, Giovanni Apokausto, si mette alla guida di poveri, magnati, ricchi proprietari e li trascina nelle terre montuose dell'Epiro, affacciate sul mare Jonio, perché lì il terrore dei crociati non era arrivato e la cristianità ortodossa autocefala (rammentiamo che per i balcanici l'autogoverno religioso senza sottomissione a Roma era, ed è, essenziale) poteva vivere una nuova vita in piena libertà. Costui è un trentacinquenne, Michele Comneno Ducas (cognomi derivati dalla madre e dal padre: il titolo cognominico di Angelo non lo usò ma lo attribuiscono gli storici successivi, in base alle cronache nicene, che gli furono ovviamente ostili).  La creazione dello stato epirota, nel solco di quello greco di Pirro, soffocato nel II secolo a.C. dalla potenza romana dopo una vitalità notevole,  si deve a lui.
Come il pilota dell'Arca, Michele si asside sui monti, ricompatta le tribù, si legittima nelle terre tra Durazzo e il golfo di Corinto (Epiro vuol dire "terraferma" in greco antico), stabilisce la sede ad Arta sul mare in posizione strategica, sposa la figlia di un notabile locale onde stringere meglio quei legami familiari, aspetto essenziale della politica bizantina.  La legittimazione a capo dello stato, il Despotato (dal greco, "principe", titolo che gli imperatori bizantini concedevano similmente al Vicerè in Ispagna: negli ultimi secoli ha assunto connotati ingiustamente negativi) gli venne de facto dall'aver riscattato l'imperatore e parente Alessio III Angelo e la moglie, fuggiti e raminghi in Europa, di averli ospitati ad Arta prima del ritorno inutile verso l'Asia minore ove Teodoro Lascaris di Nicea li sconfiggeva ed imprigionava, spegnendo il loro sogno di riconquistare il trono. Pare che prima di ciò, Alessio III abbia affidato a Michele Comneno Ducas ed ai suoi discendenti il principato di Epiro, nominandolo Despota. Altrimenti non si spiegherebbero le azioni dei suoi successori, anche se -in quanto storici acribici, si lavora sui documenti- il primo sovrano epirota sul quale si riscontra l'affermazione  scritta del titolo di Despota, è il figlio naturale di Michele, Michele II, alcuni decenni dopo. Ma nei fatti così andarono le cose.
Michele I d'Epiro si adoprò per fortificare il nuovo dominio, prima accogliendo come "gestore" la città veneziana di Durazzo e l'isola di Corfù, poi annettendole direttamente quando fu certo di poterlo fare, pur formalmente rimanendo tributario della Serenissima. Ad Angelokastro in Corfù il castello è stato costruito e rafforzato da lui, come diversi monasteri ad Arta e Giannina, ove sormonta la figura del suo protettore, l'arcangelo Michele. Troveremo Michele spesso nella religiosità ortodossa, nei secoli fedele ad una certa visione mistica: pensiamo, nel XX secolo, alla Romania del Capitano Corneliu Codreanu e alla sua Legione dell'Arcangelo. Pure nella Chiesa Cattolica, più ieri che oggi, ove le chiese di San Michele sussistono, potentissime forze di luce emanano.
Michele I d'Epiro tenta anche di conquistare il principato latino di Tessaglia e vi riesce in gran parte, tra accordi con l'imperatore crociato di Costantinopoli e rinnegamenti convenienti. Erano tempi duri, ieri come oggi, e sia Michele che i Latini non si facevano scrupoli nell'eliminare laici e religiosi, laddove ad essi pareva utile. A quarantacinque anni tuttavia, nel pieno fulgore della sua potenza, nel sonno un domestico lo uccide a Velegrada: e nella tradizione bizantina (pensiamo che nel 1261, quando Costantinopoli torna agli ortodossi con il dotto Michele VIII Paleologo, questi fa accecare il piccolo Giovanni IV Lascaris perchè non possa tornare sul trono, mentre aveva prima giurato di difenderne i diritti) il fratellastro Teodoro Comneno ne prende il posto ed il principato. Uomo intrigante e ambiziosissimo, codesto Teodoro: prima di finire anch'egli accecato -era di moda...- riesce nel 1224 nell'impresa di Michele e dopo averla assediata, entra in Tessalonica, mirando alla capitale: lì si fa incoronare dal'arcivescovo di Ocrida Comaziano, basiléus autocràtor, Imperatore dei Bizantini, in contrapposizione al Lascaris di Nicea ed ai Bulgari, che pure con Arsen rivendicavano diritti. Durerà poco, e presto il figlio di Michele I, Michele II, più avveduto ed accorto del terribile zio, assumerà il principato epirota con assennatezza, nel bilanciamento delle forze che servirono per mantenere il despotato in piena efficienza. Perchè sconfitto Teodoro nella battaglia di Klokotnica al confine bulgaro nel 1230 da Giovanni Vatatze di Nicea, Michele II preferiva serbare il titolo di Despota e consolidare la regione epirota, pur mai rinunziando ai diritti imperiali.  Michele II ebbe corrispondenza con Federico II lo svevo, che gli manifesta il suo sdegno per non essere riconosciuto da "quel sommo sacerdote" (il Papa) che lo aveva scomunicato.
Non a caso qui i fatti riguardano la storia italiana: dopo la morte della prima moglie del Re di Sicilia e Germania Manfredi Hohenstaufen, che era stata per solo un anno pare (secondo Saba Malaspina) Regina di Sicilia, Beatrice di Savoia della illustrissima famiglia la quale secoli dopo unificherà la Patria nostra, e la nascita da codesta unione particolare (diciotto anni il giovane Manfredi, matrimonio deciso dal padre il gran Federico II, Beatrice di almeno un decennio più grande e con già quattro figli, vedova del marchese di Saluzzo in Piemonte, da cui scese per impalmare il biondo svevo) dell'unica figlia Costanza, la quale veniva alla luce nel 1249 a Catania nell'appena costruito castello Ursino, il celeberrimo maniero sorto ad opera di Federico II dopo la ribellione della città etnea e quando egli disperò di poter sottomettere in altro modo i catanesi (celebre l'episodio del NOPAQUIE, su cui torneremo), Costanza ricordata da Dante Alighieri nel III canto del Purgatorio, quando il pellegrino incontra l'impenitente svevo: "Io son Manfredi, nepote di Costanza imperatrice, ond'io ti prego che quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice dell'onor di Cicilia e d'Aragona..." (il quale fu Federico III, che nel parlamento riunito a Catania nel 1296 veniva incoronato Re di Sicilia, mentre la corona dell'Isola, indipendente sin dai Normanni, era a rischio di unione con l'Aragona); dopo Beatrice di Savoia dunque, morta non si sa come nel 1259, Manfredi sposa Elena, la pare bellissima e diciassettenne figlia di Michele II d'Epiro, che sbarca a Trani e vive con il Re nel castello di Lagopesole in Basilicata, già luogo di caccia al falcone per gli Svevi. Avrà disgraziata vita e prole ancora più infelice, grazie a quel crudelissimo Re che fu Carlo d'Angiò (il quale riposa l'ultimo sonno nella chiesa dei Sovrani francesi a San Denis, ove  è  il sarcofago: le spoglie furono violate durante la ribellione rivoluzionaria): dopo la rotta di Benevento del 1266, Elena viene carcerata e privata dei figli, che moriranno in cattività: solo Beatrice -nome per ricordo della prima moglie sabauda?- primogenita sarà liberata nel 1284 da Pietro III d'Aragona e, condotta a Messina per nave dalla sorellastra Costanza, sottoscritta la rinuncia ai regni di Sicilia (non si sa mai... era sempre figlia di Manfredi...!), "spedita" in Piemonte sposa dei marchesi di Saluzzo, come l'omonima.
il Despotato di Epiro dopo la morte di Michele II (1271) passò a Niceforo, con cui dovette piegarsi alla smodata voracità terriera di Carlo d'Angiò, che rioccupa Durazzo e la costa nel sogno di riconquistare l'impero di Costantinopoli, d'accordo coi franchi di Acaia e persino coi Selgiuchidi, mentre scendono i Mongoli da Oriente (ma risparmieranno sia Nicea, che pagherà per questo, che il relativamente isolato Epiro). L'opera diplomatica dell'Imperatore di Nicea Michele VIII Paleologo evitava però la nuova invasione dell'Angioino con un colpo strategico mortale, che ai Siciliani ed agli aragonesi veniva servito sul piatto d'argento della convenienza sociale e politica.
L'Isola di Sicilia era da anni, anche da Federico II, vessata da tasse ingiuste e spietate che non erano cambiate, anzi aumentate col disprezzo, dopo che gli Angioini erano subentrati agli Svevi: i baroni e persino il popolo attraverso le città demaniali desideravano semplicemente tornare all'epoca dei Re normanni, con un sovrano che "regna ma non governa", ovvero lascia le mani libere alla popolazione ed ai maggiorenti. La gente spicciola era in fermento ma aveva bisogno di stimoli per la rivolta: il denaro di Giovanni da Procida e le società segrete di Alaimo da Lentini, artefici di quella rivoluzione che fu il Vespro siciliano -rivoluta che nasce in una chiesa di Palermo-, provenivano (ci dicono senza problemi gli storici Runciman e Ostrogorsky) dalle casse nicene di Michele VIII -che se ne vanta nella sua autobiografia-, come si può credere pure all'illustre storico Michele Amari, che respinge senza dubbio l'idea di congiura straniera (ma "congiura" è lo stesso termine degli studiosi del XX secolo): fu l'una e l'altra cosa.    Realtà fu che al Vespro del marzo 1282 in Sicilia i francesi vennero liquidati e crollata la Sicilia dalle mani lòrde di sangue di Carlo l'angioino, non si parlò più di invadere via Epiro l'impero bizantino. L'obiettivo era raggiunto.
La parabola del Despotato di Epiro, che sopravviveva nel XIV secolo con la reggenza della Despòina Anna in nome del figlio Tommaso, sempre del ceppo Comneno Ducas Angelo, si spegneva con l'estinguersi di quella dinastia nel 1318, ad opera degli Orsini di Cefalonia, che soppressero Tommaso d'Epiro, mentre la compagnia mercenaria dei Catalani, questi venturieri spietati e senza terra ma affamati di oro (aurei sacra fames...) violentava il vecchissimo territorio di Atene.  Il declino per mano della mezzaluna turca mussulmana era alle porte.   Eclissi o rinascita?

                                                                              Francesco Giordano

*** Nelle immagini, cartina antica dell'Epiro; il castello di Angelokastro a Corfù; moneta di Michele II Comneno Ducas

Pirro Re d'Epiro nell'antichità classica: la spedizione di Sicilia del 278 a.C.





 Pirro Re d'Epiro nell'antichità classica: la spedizione di Sicilia del 278 a.C.

Per quanto riguarda il Regno d'Epiro, oggetto come il Regno d'Italia della nostra conferenza, sulle scaturigini di esso nel XX secolo vi narrerà la relazione fra breve letta; vorrei solo fare cenno al fatto che le relazioni dell'Epiro con la Sicilia, e segnatamente con la città di Catania, sono di antichissima data, precisamente risalgono allo sbarco del famoso Re Pirro, sovrano dei Molossi ed Epirota, in Italia nel 280 a.C. per bramosìa di potere venuto al fianco di Taranto e pugnando contro l'esercito di Roma, che sconfiggeva per la prima volta mercè gli sconosciuti elefanti ma al prezzo di sanguinosissime perdite dei migliori suoi uomini (dònde il detto vittoria di Pirro, per vittoria inutile e dispendiosa); in seguito alle guerre pirriche contro Roma, egli venne chiamato in Sicilia perchè Siracusa, dopo la caduta del Re Agatocle (la cui figlia Lanassa era stata moglie di Pirro, egli quindi consideravasi l'erede al trono siceliota), era assediata per l'ennesima volta dalla flotta cartaginese.
Sconfiggere i Punici in Sicilia e creare un impero occidentale come Alessandro il grande fece in Oriente, fu l'effimero sogno di questo condottiero di razza stravagante (Plutarco ci dice che sulla mascella superiore aveva non denti ma segni duri sull'osso, e con l'alluce del piede destro riusciva, solo toccandoli, a guarire i malati di milza). Per cui nel 278 a.C.. egli sbarca nell'isola da Taranto e Locri non attraverso lo stretto, tenuto dai nemici Mamertini e dalla guarnigione campana ribellatasi a Reggio, ma direttamente a Naxos porto di Tauromenio, perchè come Timoleonte corinzio prima di lui, ebbe amico il tiranno taorminese. Da Naxos per mare giungeva a Catania, tra le scogliere dell'Armisi e nel teatro greco, oggi su via Vittorio Emanuele, l'assemblea civica radunata decideva di proclamarlo "basileus", ovvero re, di Sicilia, e di offrirgli delle corone d'oro per simboleggiare l'evento. Ciò è quanto ci dice Diodoro Siculo nel XXII dei suoi libri (di cui purtroppo per quella parte abbiamo solo sunti). Da qui ingenera la presenza nella città etnea dell'elefante, poi divenuto con Federico III Re di Sicilia, nel XIV secolo, simbolo effettivo sino ad oggi della comunità catinense; perchè sempre Pirro portava con se gli elefanti come macchine da guerra, come dopo pochi anni farà Annibale, addirittura valicando le Alpi nell'epico scontro con Roma.
Pirro libera Siracusa, conquista Akragas, Panormo e Segesta, assedia e conquista scalandole personalmente e dando prova del suo valore indomabile, le mura di Erice, ma dopo due mesi non riesce a spezzare l'assedio di Lilibeo, che saldamente si mantiene in mano cartaginese. Vuole conquistare come Agatocle l'Affrica poiché mancangli le truppe dissanguate in molti scontri; ma qui diviene inviso ai Sicelioti perchè arruola di forza soldati, e persino i due tiranni di Siracusa che lo chiamarono divengono suoi nemici. La meteora Pirro, che aveva fatto in due anni, dal 278 al 276, coniare monete con la scritta "Basileus Pyrros" e la Dea Core, finisce rapidamente poiché egli torna a Taranto e poi in Epiro, nel mentre lasciando l'isola nostra, esclama che vede un bel campo di battaglia tra Cartaginesi e Romani, come del resto avverrà di li a breve con la prima guerra punica.
Condottiero valoroso ma di bramosìa insaziabile, Pirro in Epiro tuttavia aveva in uso -ci dice Plutarco- di appellare il popolo in assemblea e farsi approvare come Re, così il popolo sceglieva di conservare la monarchia. Primo e forse raro esempio di democrazia popolare monarchica nell'antichità! Ciò dimostra che ieri come oggi, la democrazia si conserva in maggior simbiosi col popolo, molto meglio che nelle repubbliche, nelle monarchie.

                                                                                   Francesco Giordano

(dalla conferenza "Regno d'Italia e Regno d'Epiro nell'Europa di ieri e di oggi", Catania 23 aprile 2016; testo pubblicato in fascicolo negli atti, a Cura della Segreteria del Circolo dell'Informazione di Catania, primavera 2016).

*** Nelle immagini, un celebre ritratto del Re Pirro, una moneta in argento del sovrano epirota, la copertina del fascicolo degli Atti

lunedì 25 luglio 2016

25 luglio 1943 -2016, settantatré anni dopo... onore al Re!




25 luglio 1943 -2016, settantatré anni dopo... onore al Re!

Il 25 luglio di settantatré anni fa Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III, con la destituzione del Duce Benito Mussolini e l'assunzione al Governo del Maresciallo Badoglio, scendeva personalmente nell'agone politico, come fece nel 1915 e nel 1922 costretto dagli eventi e dalla viltà di chi doveva agire e non agì, i cosiddetti antifascisti, "nell'ora più sola e più tarda" (Pascoli), per salvare l'onore della Patria in conseguenza di una guerra perduta. Ci riusciva brillantemente, pur tra mille difficoltà
che altri ricusarono.

Onore al Re, viva la Monarchia e la Real Casa di Savoja!

Di seguito l'annuncio originale della caduta del regime fascista con la nomina di Badoglio, trasmesso dall'EIAR alle ore 22,45 del 25 luglio 1943, voce di Titta Arista (il video è nostro).
                                                                                                                          F.G.



lunedì 27 giugno 2016

Ricordata a Messina la Regina Elena di Savoja






     Ricordata a Messina la Regina Elena di Savoja 

Una bella e sentita cerimonia si svolse domenica 26 giugno 2016 in quel di Messina, in memoria della Serva di Dio S.M. la Regina d'Italia Elena di Savoja Petrovich Niegosc (1873-1952), di cui ivi esiste l'unico monumento a lei dedicato in Italia. Il ricordo della immensa opera caritatevole di Colei che venne definita "Regina della Carità" da S.S. Pio XI, il quale nel 1937 le donava la Rosa d'Oro della Cristianità per le sue opere umanitarie a pro degli ultimi e bisognosi, è stato impreziosito dalla S.Messa domenicale nella Concattedrale del SS.Salvatore, nella quale il reverendo Don Vincenzo Castiglione ha voluto esaltare le doti profondamente cristiane di Elena del Montenegro, Regina italiana che tantissimo fece per i terremotati del dicembre 1908, prodigandosi di persona per molti giorni al fine di salvare dalla tragedia fanciulli e poveri, ottenendo altresì il supporto della flotta russa, subitamente intervenuta nella immane tragedia.

L'evento è stato organizzato dall'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, a cura della delegazione di Messina guidata dal Cav.Matteo Santoro: alla manifestazione ha voluto essere presente il Presidente nazionale dell'Istituto, capitano di vascello Ugo D'Atri, che innanzi al monumento alla Regina eretto in largo della Seggiola (che versava in condizioni di degrado e che le Guardie d'Onore di Messina unitamente a rappresentanti comunali del quartiere, si sono impegnati a curare e salvaguardare, "adottando" l'area) ha voluto esprimere, inaugurando una targa a ricordo della costruzione, opera dello scultore Berti, il suo compiacimento per l'evento ma anche il suo sdegno per la società contemporanea "che non crede più in niente, mentre noi salvaguardiamo i valori di Dio, della Patria e della famiglia", anche in momenti difficilissimi come quelli attuali; egli ha pure rammentato come il referendum monarchia repubblica di settanta anni fa è stato "adulterato", e quanto Messina e tutta la Sicilia si siano espresse in gran maggioranza per la Casa Savoja. La vibrante prosa del Presidente D'Atri è stata applaudita dai numerosi presenti e Guardie d'Onore, tra cui spiccava la Delegazione di Catania, guidata dal Cav.Uff.Ing. Salvatore Caruso  (alfiere dott. Giuseppe La Torre, GdO dott.ssa Grazia Caruso, GdO dott.Francesco Giordano, e il mezzosoprano Roberta Celano). Era presente anche la delegazione dell'Associazione Amici del Montenegro.

Il ricordo della figura umile e generosissima di Elena di Savoja, consorte del Re del Piave S.M. Vittorio Emanuele III, colui che per ben 46 anni fu il Capo dello Stato della grande Italia monarchica, non si esaurisce con l'evento messinese, ma è un importante memento per tutti affinché le spoglie di Colei che ebbe sempre a cuore gli ultimi, riposino finalmente accanto a S.M. il Re Vittorio Emanuele III (anch'egli esiliato in morte), nel Pantheon di Roma, ove tutti, e particolarmente i miseri, i pusìlli, coloro che nome non hanno se non quello del cuore ove una rosa fiorisce dalla Croce, andranno finalmente a salutarla e nella speranza di un suo aiuto, divenendo Ella presto Beata per volere della Romana Chiesa, ritrovino l'essenza perduta.
                                                                                                       ***

mercoledì 1 giugno 2016

Settanta anni di repubblica... viva la Monarchia, viva il Re!




Settanta anni fa, con il colpo di stato della notte del 12-13 giugno 1946, nasceva la repubblica... luetica! 

Onore alla maggioranza degli italiani, donne e uomini, che votarono per la Monarchia e il cui voto fu travisato e falsato. I morti non dimenticano, i vivi ricordano.

Viva il Re! Viva sempre la Real Casa di Savoja nelle persone delle Loro Altezze Reali Vittorio Emanuele IV ed Emanuele Filiberto. Fedeli al tricolore con la bianca croce, fedeli alla Patria, l'Italia.

Riportiamo il proclama indirizzato agli italiani da S.M. il Re Umberto II il 13 giugno 1946, abbandonando il suolo nazionale quale Sovrano non abdicatario:


mercoledì 25 maggio 2016

Visita di SAR il Principe Emanuele Filiberto di Savoja a Noto e Catania, intervista e cronache

Pubblichiamo due articoli, di cui una intervista  sulla recente visita di S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto di Savoja a Noto ed a Catania:

Intervista / Il principe Emanuele Filiberto in Sicilia: “Noi Savoia abbiamo radici forti con l’Italia e il cuore è sicuramente qui”

Il principe Emanuele Filiberto di Savoia è stato in visita in Sicilia per due giorni. La collocazione dell’immagina votiva della Beata Maria Cristina di Savoia nella cappella dello Spasimo, nella basilica di San Nicolò, è  stato il motivo della visita del principe, in rappresentanza di casa Savoia, in onore di una loro antenata. La sua visita, voluta dagli ordini dinastici della Real Casa di Savoia che hanno accolto il principe con calore e affetto, è stata un momento di grande impatto per la città di Noto che intanto festeggiava la 37° edizione dell’infiorata. Manifestazione ormai conosciuta in tutto il mondo che ogni anno, nella terza domenica di maggio, si svolge con grande presenza di pubblico.
La Beata Maria Cristina di Savoia, moglie di Ferdinando II di Borbone morì a soli 24 anni dando alla luce il suo primo figlio (il futuro Francesco II re delle due Sicilie) il 31 gennaio 1836. Donna pia e devota durante la sua breve vita aiutò sempre con gioia  e abnegazione i bisognosi e durante il periodo in cui fu regina consorte del regno delle due Sicilie fece graziare tutti i condannati a morte. Nel 1859 la Santa Sede la rese venerabile e il 2 maggio 2013 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto, riguardante un miracolo ottenuto grazie alla sua intercessione. Il 25 gennaio 2014 nel Pantheon dei sovrani Borboni, la Basilica di Santa Chiara a Napoli, dove ella riposa, si è tenuto il rito di beatificazione alla presenza di molti membri di casa Savoia e della casa borbonica.
Il principe Emanuele Filiberto, dopo aver partecipato alla funzione religiosa, ha visitato la città di Noto fermandosi spesso con la gente per le consuete foto di rito, strette di mano e commenti sulla bellezza del luogo. Pranzo a palazzo Impellizzeri e poi visita al palazzo Nicolaci, dove ha potuto ammirare dai balconi dello splendido edificio l’infiorata. Il giorno dopo il principe era atteso a Catania per inaugurare la mostra dedicata al centenario della Grande Guerra, nel sacrario della chiesa di San Nicolò l’Arena, ma per motivi di tempo ha potuto visitare solo la biblioteca Ursino Recupero, all’interno del poderoso complesso del monastero dei Benedettini. Anche questa visita è stata dedicata ai suoi antenati, infatti la delegazione di Catania delle guardie d’onore alle reali tombe al Pantheon ha “adottato” facendo spolverare e pulire due busti raffiguranti i re Umberto I e Vittorio Emanuele III, allocati nella sala Guttadauro dal 1934. Il principe dopo aver firmato il registro degli ospiti illustri ha ricevuto una targa artistica a ricordo della visita. L’evento è stato curato dal dott. Francesco Giordano il quale, con la direttrice della biblioteca, dott.ssa Rita Carbonaro, e il commendatore Giuseppe Valore, hanno ricevuto dalle mani del principe una targa di riconoscimento per l’importante lavoro svolto.
Il principe Emanuele Filiberto di Savoia, prima di lasciare la biblioteca, ha risposto ad alcune domande che  gli abbiamo rivolto.
– Che ricordi sono impressi nella sua memoria quando, insieme ai suoi genitori, è venuto per la prima volta in Italia nel marzo 2003?
“Ricordi emozionanti, scoprivo la mia patria. Noi Savoia abbiamo radici molto forti con l’Italia e il cuore è sicuramente qui. Subito dopo la mia visita a Napoli sono stato in Sicilia per il rally dell’Etna”.
– Le sue bimbe sono ormai adolescenti, cosa vuole trasmettere loro da genitore e come membro di una così antica e nobile dinastia?
“Una scala di valori importanti per essere pronte poi, da adulte, a viaggiare da sole. Sono importanti la famiglia, le radici vere. Con mia moglie e le bambine veniamo spesso in Italia, è giusto che conoscano il loro paese”.
– Gli ultimi re d’Italia non riposano in patria, a che punto sono gli accordi per poterli seppellire al Pantheon?
“Adesso i tempi sono maturi e la nostra richiesta al governo e al presidente del Consiglio Renzi è stata fatta. Noi vogliamo comunque che le salme degli ultimi re d’Italia riposino al Pantheon insieme agli altri re e non nella basilica di Superga, come qualcuno aveva proposto”.
– La regina Maria Josè è stata sempre descritta nei libri di storia e nelle biografie a lei dedicate come una donna forte, una protagonista del suo tempo che non si limitava ad essere la consorte del futuro re d’Italia, cosa non gradita a molti politici del tempo. Nella vita privata con voi nipoti come era?
“Una nonna fantastica, molto presente, interessante, un libro di storia vivente. Ho ricordi meravigliosi che mi legano a lei”.
Gabriella Puleo
  Da La Voce dell'Jonio, periodico cattolico, 25 maggio 2016: http://www.vdj.it/?p=40093

Emanuele Filiberto di Savoia a Catania

Visita del Principe Emanuele Filiberto nella Civica biblioteca di Catania e cena al Circolo Canottieri Ionica
Visita privata di Sua Altezza il Principe Reale Emanuele Filiberto di Savoja, svoltasi per la prima volta -nonostante egli sia stato in altre occasioni a Catania- nei settecenteschi locali delle Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero, accolto dalla direttrice dottoressa Rita Carbonaro. L’augusto ospite, accompagnato dal delegato regionale per gli Ordini Dinastici di Casa Savoja  comm.avv.Francesco Maria Atanasio, dal Vicario per Catania Avv.Giovanni Vanadia,  dall ‘ ex  Presidente del Circolo Canottieri Jonica Cav. Francesco Calabrese Di Martino, è arrivato nei locali dell’ex monastero alle 9 – accolto dal Delegato per Catania delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon ing. Salvatore Caruso, dall’ex delegato comm. Giuseppe Valore, e dal dott. Francesco Giordano, Guardia d’Onore e organizzatore dell’evento e della “cura” dei busti dei Re d’Italia Umberto I e Vittorio Emanuele III (questo unico esemplare esistente in città), allocati nella sala Guttadauro della Biblioteca, i quali ad opera delle Guardie d’Onore sono stati ripuliti da ditta specializzata e “adottati” dalla delegazione etnea, che ne cura la valorizzazione, con uno speciale pannello illustrativo della loro storia, ivi collocato per l’occasione.  La presenza del Principe ha avuto l’obiettivo di riconsegnare alla città tali monumenti del nostro comune passato, nonché fare scoprire la bellezza di quel luogo incantato: Emanuele Filiberto ha voluto compiere il percorso che all’interno della pregevolissima sala Vaccarini, affrescata dal Piparo nel XVIII secolo -ove fra l’altro sono stati girati 19 films- porta alle scaffalature lignee superiori, per ammirarne compiutamente la bellezza. Egli è rimasto notevolmente colpito ed ammirato,  del prestigio dei luoghi e della accoglienza catanese. Nella sala del refettorio piccolo si è compiuta la piccola cerimonia della consegna di una artistica targa al Principe da parte delle Guardie catanesi, e il regale ospite ha a sua volta consegnato le targhe di riconoscimento alla direttrice della biblioteca, al comm.Valore ed al dott.Francesco Giordano, per aver contribuito alla riuscita manifestazione.  Dopo il saluto della città dato dal Vice Sindaco Marco Consoli,  il Principe ha voluto sobriamente ringraziare tutti per averlo accolto in questa splendida biblioteca, restaurata  sotto la  Direzione del Soprintendente ai Beni Culturali arch. Fulvia Caffo, da pochi giorni in quiescenza.
Il libro degli ospiti della biblioteca è stato siglato col titolo di “Principe di Piemonte e di Venezia”, tra i tanti titolati , il Principe “volante” ( ha  vinto circa 200 cronoscalate automobilistiche fino agli anni 2000, e oggi Presidente della Scuderia Etna) Enrico Grimaldi di Nixima, che la sera prima, accompagnato dalla moglie ,Principessa Sandra, col Delegato Atanasio, era stato invitato dal Presidente della Jonica Ing. Francesco Lupo e signora Valentina, e dall’ex Presidente Francesco Calabrese e signora Emma, e si era intrattenuto a cena, sul lungomare ogninese, con il Principe sabaudo, nei prestigiosi locali del Circolo che sta per compiere 90 anni dalla sua costituzione.  Dopo la partenza del Principe, per precedenti impegni assunti, la mostra per il centenario della grande guerra, allestita all’interno della chiesa di San Nicola la Rena innanzi al Mausoleo dei Caduti e inviata a Catania dall’Istituto delle Guardie, è stata inaugurata alla presenza del Delegato degli Ordini Dinastici avv. Francesco Atanasio, con il Vice Sindaco di Catania Marco Consoli e moltissimi intervenuti; tra essi la signora Marisa Grasso, vedova dell’ispettore Filippo Raciti, che era una Guardia d’Onore ed ella stessa fa parte del sodalizio; l’Onorevole Nello Musumeci, il Barone Giovanni Ventimiglia e signora, i consultori del Regno prof.Suriano, Cuva e Guarino, giornalisti alcune giovani promettenti del bel canto lirico, la soprano Nadia Suriano e il mezzosoprano Roberta Celano, recentemente esibitesi nei locali della chiesa di San Camillo, l’una con  romanze di Francesco Paolo Tosti, l’altra per un concerto di arie d’opera verdiane.
Dal sito Catania VIP: http://www.cataniavip.it/emanuele-filiberto-di-savoia-a-catania/



lunedì 16 maggio 2016

La visita di SAR il Principe Emanuele Filiberto di Savoja a Noto e nella Biblioteca Civica di Catania


         La visita di SAR il Principe Emanuele Filiberto di Savoja a Noto e nella Biblioteca Civica di Catania

"Sono felice di avere visitato una Noto infiorata e la città di Catania che amo tanto, con questa splendida biblioteca". Con queste parole SAR il Principe Emanuele Filiberto di Savoja, ha voluto suggellare la visita , il 14 e 15 maggio, di due giorni in Sicilia, in occasione della benedizione dell'immagine votiva della Beata Maria Cristina di Savoia, sua ava, collocata nella cattedrale di Noto per volontà del Vescovo Mons. Staglianò, che ha accolto l'augusto ospite -giunto in visita privata, ospite degli Ordini Dinastici di Casa Savoja per la Sicilia, guidati sapientemente dal comm.avv.Francesco Atanasio- e della visita, nella città di Catania, delle biblioteche riunite "Civica e U.Recupero", già benedettina, ove ha riconsegnato al mondo i busti, spolverati e e puliti dopo 84 anni di oblio, delle LL.MM. i Re Umberto I e Vittorio Emanuele III (quest'ultimo unico esemplare in città), allocati sin dal 1934 nella sala Guttadauro della Biblioteca medesima.
Mentre il solenne pontificale cantato anche in lingua latina, nella Cattedrale di Noto, fu imperniato sulla celebrazione delle virtù della Beata Sabauda Maria Cristina, con il grandissimo bagno di folla, a tratti imprevedibile e difficilmente gestibile dal servizio d'ordine, (in chiesa erano le Guardie d'Onore alle reali Tombe del Pantheon, gli insigniti degli Ordini al Merito Civile e Maurizio e Lazzaro) che ha accompagnato il Principe Emanuele Filiberto sia in chiesa che durante il giro dell'infiorata che nel fine settimana allietava la ridente cittadina del sud della Sicilia, la visita a Catania, mattutina per impegni dell'Ospite illustre che non ha potuto inaugurare la mostra di copertine della Domenica del Corriere sul centenario della grande guerra (poi apertasi col saluto del Comm. Atanasio e del Vice Sindaco di Catania Marco Consoli), si è svolta in perfetta compostezza e regale semplicità, potendo il Principe, introdotto dal Delegato Atanasio e dal Vicario di Catania avv.Giovanni Vanadia  nonché densamente guidato dal nume tutelare della Biblioteca, la dott.ssa Rita Carbonaro, ammirare la preziosità unica al mondo della settecentesca sala Vaccarini, i libri ed incunabuli ivi posseduti, gli affreschi e la magìa di quel mondo straordinario ove l'aquila barocca ha chinato le ali per fissarsi nell'eterno.
I busti dei Re d'Italia Umberto I e Vittorio Emanuele III, "adottati" dalla Delegazione di Catania delle Guardie d'Onore al Pantheon (capitanata dal cav.uff.ing. Salvatore Caruso), hanno avuto il corredo illustrativo di un pannello ove è narrata la loro storia e genesi: esso, come varii aspetti dell'evento, è stato curato dalla Guardia d'Onore dott.Francesco Giordano, il quale con la Direttrice e il Comm. Giuseppe Valore ex Delegato di Catania, hanno ricevuto una targa di riconoscimento per l'opera svolta, dalle mani di Sua Altezza il Principe; mentre all'ospite è stata donata una targa artistica in ricordo della regal visita, ed egli ha firmato il registro dei visitatori della biblioteca con la dicitura "Principe di Piemonte e di Venezia". All'evento erano presenti, tra gli altri, oltre al Vice Sindaco Consoli per il Comune, il Principe Enrico Grimaldi di Nixima, il barone Ventimiglia dell'istituto dei Castelli, il presidente del Circolo canottieri Jonica Francesco Calabrese Di Martino, e i Consultori del Regno barone prof.Pietro Suriano, dott.Filippo Cuva, prof. Mauro Guarino; tra i politici, l'Onorevole Nello Musumeci, e molte altre autorità e cittadini -fra cui la signora Marisa Grasso, vedova dell'ispettore Raciti, già Guardia d'Onore ed ella stessa facente parte del sodalizio- hanno poi concorso alla inaugurazione della mostra, allestita all'interno della chiesa monumentale di San Nicola la Rena, all'ingresso del Mausoleo dei Caduti delle due guerre, inaugurato proprio da Re Vittorio Emanuele III nel maggio 1930.
                                                                                                              ***