giovedì 11 agosto 2011

La Madonna pellegrina ieri e oggi, tra Fede e devozione popolare



Un fenomeno in parte dimenticato




La Madonna Pellegrina ieri e oggi




Pietà popolare ed intensa devozione alla Vergine madre che decenni fa erano diffusissime, ora
appaiono trascurate, se non tra i singoli gruppi – Necessità laica del ritorno a tali forme -
 
Appare singolare, nello scorrere gli eventi culturali in senso lato delle ultime settimane, quanto poco o punto si noti la vitalità del culto mariano, un tempo precipua caratterizzazione del popolo il quale usa dirsi cristiano, e cattolico. Da questa parte fervettero sino a decenni or sono, intense devozioni le quali trascinavano torme di folla, anche la più distante da qualsivoglia idea di religiosità, ai piedi della Vergine Santa, della Grande Madre, di Maria "Regina Caeli" e "Regina Missionum", genitrice dell’Uomo che fu detto il Re dei Re. E’ singolare ma spiegabile: la pervasione del laicismo, non dell’esprit laico, ha talmente snaturato molte contrade della vecchia Europa, sin nel cuore della medesima Roma culla del Cattolicesimo, che da parte delle figure eminenti, dai politici alle star cinematografiche, sembra quasi ci si vergogni di mostrare una certa devozione mariana. Eppure, la recente beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, che era un ardente innamorato della Madonna, avrebbe dovuto far sperare l’opposto: ma appunto, si tenne la celebrazione –come è stato scritto, con evidente intento- di un uomo che era un Papa: non della "Tota pulchra", non della Madre del Dio, che i bambini, quelli così indirizzati dagli educatori e dai genitori, invocano nella bellissima canzoncina: "O mamma del Cielo, io non so pregare, so solo dirti, che ti voglio amare; ascolta il mio cuore, io lo do a te, per esser tuo, mammina del Cielo…"
Per fortuna, dagli Istituti religiosi ai nuclei delle famiglie (più o meno regolari o allargate, nel mòto normale e fluido della attuale società: sempre famiglie però, connotate dalla triade sacra uomo donna figliolanza) si continua ad alimentare, ed il mese maggiolino o delle rose o mariano ne estrinseca le manifestazioni, anche minime, una certa qual forma di pietà devozionale al culto della Madonna: è il ‘rito’ –non strutturato teologicamente, ma più bello forse per questo- del passaggio della Madonna pellegrina, per le case dei devoti fedeli che la accolgono, riunendo in tale occasione i vicini, per la recita del Rosario, e delle annesse preghiere. Affermiamo sia una fortuna in senso affatto obiettivo e laico: anche i più ardenti zelatori dell’anticristianesimo infatti dovrebbero auspicare, per la salvezza psichica della struttura sociale o di quel che di essa rimane, il culto della Vergine Madre sempre più diffuso a livello microcosmico, strada maestra per il cammino nel macrocosmo: come avvenne decenni fa, in occasione delle celebrazioni giubilari mariane.
Poiché è probabile che non molti rammentino il fatto che il culto popolare della cosiddetta Madonna pellegrina, che è la statuetta riportante le fattezze (la più simile al vero, disse la veggente Suor Lucia) della Bianca Signora apparsa a Fatima nel 1917, nasce nel secondo dopoguerra, per impulso precipuo di colui che più di tutti fu nel XX secolo il Pontefice mariano per eccellenza, ovvero Pio XII il principe Pacelli, preparando la strada all’Anno Santo del 1950, alla proclamazione del dogma dell’Assunzione che a novembre di quel giubileo fu annunciato, e poi all’Anno Mariano del 1954. I successori, particolarmente il Beato Papa Giovanni XXIII, marcarono con enfasi l’orma pacelliana, sino alle ‘anomalìe’ senza dubbio sincere, epperò personalistiche, di Giovanni Paolo II. L’attuale Pontefice, anch’egli ardente cultore della Madonna, anche qui nella sua versione ‘nera’ ovvero Templare, della zona bavarese di Altòtting, sta con acutezza cercando di riportare il culto mariano alle sue vere radici. Non può far tuttavia più di tanto per la precisazione ‘cristoogica’ imposta dai documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II definiti dal 1965 in poi; e nondimeno, è laudevole il suo tentativo. Mentre negli anni di cui si fece poc’anzi memoria, ferventi di ardentissima devozione mariana, era un susseguirsi per tutto il mondo di pellegrinaggi della Madonna nella sua forma visibile, dall’Europa all’Asia e soprattutto all’Affrica: le memorie dei Missioonari in tal senso, infarcite di episodi miracolistici, sono ampie esemplari e molto eloquenti. Se si legge, e alcuni volumi ne parlano con fervore, con quale commozione e passione i popoli pagani e mussulmani (si ricordi che l’Islàm ha una perfetta affezione per Maryam, la vergine madre di Isa, Gesù), protestanti e persino ebrei, accogliettero in quegli anni precedenti il decolonialismo la Regina del Cielo dal Mozambico all’Angola, dal Sudafrica al Tanganica, dalla Rodhesia all’Etiopia (ove Maryàm è particolarmente tenuta in considerazione), sino all’Egitto (sulle orme della Mamma del Redentore, sotto il palmeto che li accolse nella evangelica fuga dalla Giudea: e dove c’è a Porto Said la chiesa dedicata alla Regina del Mondo), fino a Bengasi, Tripoli dove era la cattedrale della Madonna della Guardia (oggi moschea: e purtanto devastata dal conflitto..) ed Algeri dove regna la chiesa di Nostra Signora dell’Africa: se si immagina codesto pellegrinaggio davvero intenso e prolungato, che proseguiva poi sino alle vastissime contrade dell’India (a Goa la Madonna pellegrina entrava attraverso le acque, ‘stella maris’, a dorso di un enorme cigno) sino al musulmano Pakistan, per le Americhe del Sud e del Nord; se si aggiunge che ciò avveniva in anni in cui v’erano solo i cinegiornali ed i giornali e la radio e non molto diffuse le TV via cavo, e tuttavia quanto immensa sia stata la mariana partecipazione laddove chiunque, anche il più lunge da visioni religiose, vòlle portare il proprio omaggio alla Madre comune, ci si rattrista alquanto nel constatare l’assenza di tale denso zelo missionario, principalmente da parte di coloro, sacerdoti e consacrati, i quali ne avrebbero il dovere e l’investitura; poscia, si constata come, se l’abbujarsi dei tempi impone ben altre forme di consacrazione diremmo nefasta (se non satanica), per qualche misteriosa via il culto devozionale della Madonna pellegrina resiste nei paesini, nelle case accoglienti dei fedeli, nell’opera attenta e seria delle Suore di alcuni Istituti, diffondendo con serietà e secondo la Tradizione, quel culto che ha radici ancestrali, poiché poggia nel cuore intimo stesso dell’Umanità intiera.
"Non è già, non è solo l’Angelo del Signore: è la Regina degli Angeli, che uscendo nelle sue immagini taumaturgiche dai più celebri santuari della cristianità e nominatamente da questo santuario di Fatima, ove il Cielo ci ha concesso di coronarla "Regina Mundi", percorre in visita giubilare tutti i suoi domini… sotto il materno sguardo della celeste Pellegrina non ci sono antagonismi di nazionalità o razza che dividono, non diversità di frontiera che separano, non contrasti di interessi in urto; ma tutti per qualche momento si sentono felici di sentirsi fratelli": così Pio XII nel radiomessaggio del 13 ottobre 1951. In nome di Nostra Signora si è fratelli, appunto: e tale fratellanza (la quale nell’Egitto del 1952 di Neguib e poi di Nasser vide la statua della Madonna portata al Cairo dall’automobile dell’ambasciata Russa: ed in URSS c’era Stalin… accadesse oggi qualcosa di simile! E non ci risulta…) risuona limpidissima nel Magnificat: "Ecce enim ex hoc beàtam me dicent omnes generatiònes", ogni stirpe; "dispérsit supèrbos mente cordis sui, depòsuit poténtes de sede, et exaltàvit hùmiles": solo Lei gli umili esalta, poiché alla Regina del Cielo nulla è impossibile, e nel cuore suo gli ultimi sono più luminosi, di coloro che apparentemente credono di essere dei re. Gli umili veri, naturalmente.
 
Bar.Sea.



(Pubblicato su Sicilia Sera n°339 del 31 luglio 2011)


Nella foto, la Madonna pellegrina ospitata in una devota casa