martedì 23 dicembre 2014
Torneranno i Re d'Italia in esilio al Pantheon nel 2015?
Torneranno i Re d'Italia in esilio al Pantheon nel 2015?
Forse il nuovo anno 2015 vedrà sanare un grave vulnus storico, che affligge la tanto martoriata ma densa di energie, nostra Patra comune, seppure differenziata da localismi, Italia. Non è il problema primario, che rimane quello della occupazione e della povertà (vergognoso che vi siano oltre un milione di poveri assoluti secondo le statistiche, ed il Governo come accade in tutta Europa, non si doti dello strumento inderogabile del reddito minimo di inserimento da assegnare a chi versa in condizioni di disagio), ma anche e a volte soprattutto i simboli, aiutano nell'opera di risanamento nazionale.
Se è vero, e nessuno può dubitarlo, che il grande sogno dell'Unità nazionale si concretizzava sotto il solenne usbergo della Casa augusta di Savoja, ed è altrettanto indubitabile che le figure dei Sovrani italiani incarnarono, in senso prettamente democratico e costituzionale, la vera essenza unificativa di varie regioni per altri versi profondamente differenti, nel loro personale prestigio, è oggi tempo, cambiate le generazioni e sopiti gli odi e i rancori passati, di adempiere a quell'atto concreto di concordia nazionale già svoltosi in altre grandi nazioni di ascendenza repubblicana e addirittura di violenti sentimenti antimonarchici (la Russia ha solennizzato la nuova sepoltura delle salme della famiglia Romanoff massacrata dalla furia rossa), con il ritorno in Patria delle spoglie degli ultimi due Re italiani, morti con le loro consorti in esilio.
Lo scriviamo da tempo: ma sembra che nel 2014 si sia proceduto alacremente a "rottamare" il passato anche in questo senso. Accogliendo ex novo i corpi di coloro in nome dei quali combatterono e morirono intiere generazioni di Italiani, e in certi casi -specie durante il primo conflitto mondiale- si cementò l'ardore patriottico come mai prima, compiendosi finalmente quel percorso di unificazione dello Stato, che la seconda guerra avrebbe spezzato (specie in Sicilia, che infatti ebbe da Re Umberto II lo Statuto a seguito del conflitto civile) e messo in forse, oggi più che mai, per meri motivi economici, il Governo compirebbe un grande atto di civiltà.
Apprendiamo che le organizzazioni monarchiche facenti capo alla dinastia Savoja il cui Capo è S.A.R. Vittorio Emanuele Principe di Napoli, erede diretto della Casata (ma anche il ramo collaterale Aosta si sta muovendo in tal senso), hanno preso contatti coll'attuale Governo, il quale si è dimostrato sensibile e disponibile ad accettare il ritorno in patria dei corpi di Re Vittorio Emanuele III (sepolto ad Alessandia d'Egitto, ove morì nel 1947), della consorte Regina Elena (seplota in Francia, a Montpellier, morta nel 1952), e degli ultimi Sovrani Maria José e Umberto II (seppelliti ad Altacomba, in Savoia).
Così ha dichiarato il 16 novembre u.s. il Principe Emanuele Filiberto a "Il Giornale": "Il ritorno della regina Elena, di Vittorio Emanuele III, di Umberto II e della amatissima Maria Josè rappresenterebbe la chiusura di un cerchio per casa Savoia e la monarchia. La Repubblica Italiana dimostrerebbe così che non ha paura né dei vivi né dei morti...Noi non chiediamo nulla: nessuna cerimonia di Stato. Qualsiasi celebrazione sarebbe a nostro carico e non a carico dei cittadini e dello Stato: paghiamo noi. Forse potremmo ipotizzare un funerale con gli onori militari visto che entrambi erano generali... Il luogo della sepoltura può essere soltanto il Pantheon perché è qui che sono sepolti i re e le regine d'Italia. I re d'Italia sono sepolti al Pantheon".
Quindi l'accordo parrebbe chiaro: il Pantheon deve essere e sarà l'approdo naturale delle salme degli ultimi Re, e su questo non pare vi possano essere discussioni: la famiglia Savoia si accollerebbe le spese (fatto importante in giorni come questi di strettissimo risparmio per l'esecutivo), ma soprattutto si chiuderebbe in armonia una pagina vergognosa di ingiusto esilio per dei capi di Stato che nel bene e nel male, guidarono la Nazione in momenti di grande gloria come di gravissimi pericoli... che dire del convegno di Peschiera del 1917, ove rifulse il coraggio del "piccolo Re", Vittorio Emanuele, che salvava la Patria dall'invasione austriaca? Che dire della rinuncia di Umberto II a invalidare, per evitare una guerra civile senza quartiere -che lui cattolico aborriva-, il falso referendum istituzionale del 2 giugno 1946, ove (come la storia e le testimonianze anche di parte comunista hanno accertato) furono ribaltati i due milioni di voti in più della monarchia a favore della repubblica? Bastino questi meriti evidenti per auspicare che i Sovrani (la Regina Elena Pietrovich Niegosç che si prodigò tanto per i terremotati di Messina nel 1908, come non rammentarla...) tornino a riposare nella Capitale italiana, e che tutti i pellegrini che dal mondo recansi a Roma, si inginocchino sui loro tumuli, nel sacro Pantheon dei ricordi.
Con questo auspicio il Natale e il nuovo Anno brillino della stella comune, poiché essere riuniti nella forma mentis del monarchismo non è scelta politica, ma eminentemente filosofica, di azione, di avvenire, di giovinezza.
F.Gio
(Nelle immagini, le famiglie Reali di Vittorio Emanuele III con la Regina Elena e i figli, nei primi anni del '900; di Umberto II, con la Regina Maria Josè e i figli -si nota l'attuale Principe Vittorio Emanuele-, nei giorni del maggio 1946)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento