venerdì 15 ottobre 2010

In Romania riesumato Ceausescu: significato occulto?


Un capitolo di storia che ritorna dopo venti anni

Riesumato in Romania il cadavere di Ceausescu: quali significati?

Fu un leader amato dalle potenze occidentali, ancorché appartenente al blocco comunista, per le sue posizioni politicamente eterodosse – La crisi attuale romena e le scaturigini occulte -


Quando, una ventina di anni fa, andammo in un pomeriggio d’estate al cimitero ortodosso di Ploiesti, alla periferia nord di Bucarest, capitale della Romania, erasi spenta da pochissimo l’eco della “revoluzia”, ovvero la rivolta popolare che portò alla caduta del regime comunista dopo quarantasei anni, ed alla morte violenta del capo dello stato e del partito, il Presidente Nicolae Ceausescu e la moglie Elena, fucilati il 25 dicembre 1989 dopo un sommario, ed esitante, processo improvvisato. Eravamo lì anche per rendere omaggio a quei poveri resti che, si diceva, senza alcuna indicazione di nome, fossero sepolti: separati, a pochi metri di distanza l’uno dall’altra. Tutti ivi sapevano di chi si trattasse, fra le tombe dei cittadini comuni: pure, correva voce che ivi non fossero stati sepolti i veri coniugi Ceausescu, che governarono la Romania per ventiquattro anni, ma dei sosia, delle controfigure. Tornammo dopo un paio d’anni in quel cimitero: una piccola lapide celebrativa era stata messa a ricordo del defunto dittatore, per la moglie solo il nome inscritto in semplice legno.
Questa storia ci tornò ben chiara nella memoria, allorché nelle scorse settimane, precisamente il 21 luglio, i cadaveri, presunti, dei Ceausescu sono stati riesumati proprio dalle tombe da noi visitate, per ordine della Magistratura romena la quale sin dal 2004 aveva ricevuto la richiesta della figlia della coppia, Zoe, una matematica (oggi defunta: la causa è proseguita dal marito Mircea Opran), che desiderava accertare se davvero delle spoglie mortali dei genitori si tratti. Lo stabilirà in questi giorni il test del DNA, comparato evidentemente sui parenti superstiti (supponiamo dei nipoti; poiché l’altro figlio, Nicu, è anch’egli morto per cirrosi epatica, ed il terzo Valentin, è adottivo). L’avvenimento ha per un paio di giorni, come appare, fatto quasi ridestare, in modo allegorico, l’interesse su colui che in vita era definito il “Conducator” e “geniul din Carpazi”, vezzeggiato dalle cosiddette potenze occidentali e dai governi del patto atlantico nonché dagli stessi Stati Uniti molto ben accolto, poiché ‘ribelle’ sovente, pure facendo parte del blocco comunista e del patto di Varsavia, alle direttive di Mosca. Nicolae Ceausescu giunse alla guida della Romania nel 1965 dopo la morte di Gheorghe-Gheorghju Dej, un forte burocrate comunista ispirato da Stalin e poi da Kruscev; prima, la Romania liberata, meglio sarebbe dire occupata, nel 1944 dalle truppe dell’Armata Rossa, era sotto l’usbergo feroce di Ana Pauker, una funzionaria spietata dell’Internazionale Rossa, che non si peritò di mandare a morte i superstiti del precedente regime, fece esiliare il Re Michele (che ora è tornato a vivere in patria), e guidò il PC romeno, sino a che Stalin la fece ‘epurare’, per un governo più morbido, al cui vertice era un liberale formale come Petru Groza: ciò secondo gli accordi di Yalta fra Churchill, Stalin e Roosevelt.
Di Georghiu Dej Ceausescu era stato il massimo collaboratore: ma il breznevismo che proprio allora iniziava il suo corso nell’URSS, mentre ivi significò all’inizio innovazione per poi adagiarsi nell’irrigidimento della guerra fredda degli anni Settanta, per il nuovo capo dello Stato e del Partito romeno, ebbe valore di slancio pan-nazionalistico e vigore: durante il primo decennio si ebbe in Romania uno sviluppo del tenore di vita della popolazione, stato socialista quindi estremamente centralizzato, che persino le nostre fonti di occidente lodavano quale il migliore di tutte le nazioni del blocco comunista. Mentre Ceausescu in politica estera volle subito precisare il suo indipendentismo con rifiutarsi di partecipare alla invasione di Praga del 1968, stringeva accordi con le potenze occidentali (gli Stati Uniti diedero alla Romania la clausola di nazione privilegiata per il commercio, così la CEE), partecipava regolarmente alle Olimpiadi boicottate da Mosca (destò scalpore la presenza delle squadre romene a Los Angeles nel 1984), era ricevuto alla Casa Bianca da Nixon, Carter ed a Buckhingam palace dalla Regina Elisabetta, si era investito del patronato di amico degli stati centro africani (Mobutu era il migliore suo alleato nel continente nero); e mentre decideva di dedicarsi alla ricerca petrolchimica negli anni Settanta, il debito contratto con l’FMI avanzava. Questo non gli impediva di mantenere ottime relazioni diplomatiche con Israele (unico paese del blocco sovietico), e di rifiutarsi di condannarne le azioni (specie dopo le guerra del Kippur). Insomma, ad onta del ritratto che negli ultimi anni è passato alla vulgata storica, Nicolae Ceausescu fu un capo di stato comunista ‘buon amico’ dell’Occidente. Persino dall’Italia, il cui eurocomunismo berlingueriano egli sostenne, i suoi discorsi e le sue prose poetiche erano tradotte ed apprezzate. Con l’Italia poi la Romania, per via delle comuni origini linguistiche, ed in parte etniche, latine, ha avuto ed ha tuttora rapporti privilegiati. La sua tragedia fu di intestarsi a ripianare, cambiando la Costituzione con una clausola che impediva alla Romania di contrarre nuovo debito con l’estero (fu il primo articolo che il novissimo governo a lui succeduto, mutò nei primi giorni della cosiddetta “revoluzia”: il che getta non pochi sospetti sulla pianificazione di quello che fu, sostanzialmente, un colpo di stato), appunto i debiti finanziari contratti col Fondo Monetario Internazionale: per tutti gli anni Ottanta i romeni compirono sforzi enormi (ossia sacrifici immensi nel senso della mancanza a volte anche dei beni di prima necessità…) per ripagare le multinazionali finanziarie dell’Occidente, e proprio a fine estate del 1989 il debito era stato completamente rimesso. Non fu un caso che entro pochi mesi, in circostanze che vent’anni dopo emergono più chiaramente, egli venne assassinato ed il nuovo regime riaprì i cordoni del debito pubblico, con le conseguenze dell’oggi. Il 25 giugno scorso infatti vi è stato un assalto al palazzo presidenziale di Bucarest (lo stesso del noto ultimo discorso del 21 dicembre 1989 di Ceausescu, quello in cui venne artatamente fischiato da parte della folla) da parte di circa seicento persone, respinto con violenti scontri dalla polizia. I romeni chiedevano al presidente del Consiglio Emil Boc di sospendere le misure del governo che tagliano il 25% degli stipendi ed il 15% delle pensioni; si aggiunge la richiesta al Presidente della Repubblica Basescu, da poco rieletto, di non firmare la legge. Per queste ragioni il Fondo Monetario Internazionale ha chiesto l’approvazione della Corte Costituzionale romena prima di concedere l’ulteriore prestito. In questo frangente attuale, estremamente drammatico per la Romania (denunciato dal PRM, partito Romania Mare, ossia grande,il più numeroso tra le compagini dell’opposizione), si è svolta la ‘resurrezione virtuale’ di Nicolae Ceausescu. Quale il significato occulto, oltre il velo della forma ufficiale?
E’ oramai risaputo da molti, che i veri reggitori dei governi internazionali non son davvero coloro che vediamo nelle tv, ma uomini nascosti i quali mai si fanno notare, però reggenti le fila della grande finanza e della economia mondiale. Da molte inchieste coraggiose, si sa che questi si riuniscono in gruppi ‘di studio’ e lobby di potere, come il Bildeberg, la commissione Trilateral, il Council of Foreing Relations, e simili. Costoro sono legati, sovente, dal vincolo associazionistico e fraterno della Massoneria, la quale è una entità sopranazionale ed anche centro di coagulazione indispensabile per unire uomini ed idee altrimenti disperse ed opposte. Sulla filosofia massonica, nulla abbiamo da eccepire, a differenza dei seguaci di un certo cospirazionismo. Notiamo soltanto che, come da ambienti afferenti è noto, Nicolae Ceausescu (la moglie Elena probabilmente: tuttavia ella, donna poco istruita ma intelligentissima, fu l’autentica dominatrice dell’animo del marito, specie nell’ultimo quindicennio; ebbe pure cariche politiche, essendo primo Vice Presidente del Consiglio) era affiliato alla antica confraternita della Massoneria internazionale. Questo spiegò allora, e spiega meglio oggi, i suoi atti eterodossi dal punto di vista della politica estera. Comunista, meglio ancora socialista fervente, non ebbe esitazioni nel legare con Nixon ed il generale De Gaulle, pure essendo amico personale del Presidente della Germania est Erich Honecker (che morirà in esilio in Cile, nel Cile dell’anticomunista generale Pinochet, dopo la caduta e la dissoluzione della DDR: sia Pinochet che Honecker, come appare quasi certo, erano legati dal vincolo iniziatico del giuramento massonico); impose la partecipazione agli utili degli operai nelle fabbriche nazionali (lesse certamente i documenti corporativi della Repubblica Sociale Italiana: ma ebbe la possibilità di applicarli… pertanto era anche molto ben visto da ambienti italici ‘di destra’, per quanto ciò possa apparire incongruente…), e fu insignito da alte onorificenze dalla Regina d’Inghilterra (gli vennero revocate solo un giorno prima del suo assassinio: come se in alto loco si sapesse…). Pure la medesima scomparsa di colui che instaurò uno dei più sistematici culti della personalità di tutti i regimi comunisti, è avvolta dall’aura massonica: pare che poco prima della scarica mortale della fucileria, egli stesse cantando l’Internazionale: e non è codesto l’inno socialista dei lavoratori di tutto il mondo, le cui parole furono vergate da quel francese operaio, Eugene Pottier, notoriamente affiliato (come del resto Ho Chi Minh e, probabilmente, Deng Xiaoping) a quella che i massonofobi appellano la ‘setta del serpente verde’, ossia al Grande Oriente di Francia?
Infine, per chi vuol leggere (siamo oltremodo convinti che in ambienti di occultismo internazionale sia stata data una lettura similare) la ‘resurrezione’ del cadavere di Ceausescu e della moglie (se son davvero loro: rammentiamo che egli, come altri noti dittatori, ebbe tre o quattro sosia: uno in particolare, Andruza, era il fratello gemello: se si scoprirà che i cadaveri non son quelli autentici, sarà altro mistero nel mistero…) in chiave di numerologia esoterica, il 21 (giorno del dissotterramento), il sette (mese di luglio, e settimo mese dopo i vent’anni), e le cifre dell’anno, secondo gli Arcani maggiori (e le letture di Gebelin e Levi) intendono significare il mondo, guidato dal carro ben recintato, che va verso il giudizio, il quale è vicino, comunque orientato da Iside, la papessa, ed Osiride, il mago, attorniati dalla matta folla. Per quei che invece si dilettano di vampirismo (l’eroe nazionale romeno, Vlad Tepesc, cristiano combattente contro i turchi, ha avuto da Bram Stoker la jattura di essere assimilato al personaggio diu Dracula nell’omonimo romanzo ottocentesco: Ceausescu, che pare andasse a ‘rigenerarsi’ esotericamente nel castello di Vlad a Snagov, fu paragonato a Dracula; ma anche Bram Stoker era affiliato all’ordine riservato, e paramassonico, della Golden Dawn…), sia sufficiente la testimonianza di Gelu Voican, oggi ambasciatore romeno in Tunisia e componente del tribunale improvvisato che condannò a morte i Ceausescu, il quale ha dichiarato recentemente che, quella notte, si videro sparire e poi riapparire i sacchi contenenti i due cadaveri: c’era la luna piena. E cinque giorni dopo, nel seppellirli, il corpo dell’ex dittatore era caldo, come se dormisse.
A noi piace ricordare l’uomo, indubbiamente colpevole di molti misfatti ma anche molto meno criminoso di quanto se ne sia detto sinora, con un poema che egli scrisse negli anni settanta, parafrasando (non era ciò un caso, per un ateo comunista: il quale però permetteva il libero culto nelle chiese, dalle ortodosse alle cattoliche alle sinagoghe..) Isaia, 5,4: “Fateci trarre trattori da cannoni \ Dalle luci e sorgenti atomiche, \ Dai missili nucleari \ Aratri per lavorare i campi”. Se la società oggi applicasse codesti precetti, ancorché provenienti da un cosiddetto tiranno, molti mali sarebbero sanati. Scrisse Santa Teresa d’Avila: “Se Satana potesse amare”, e chi dice che non lo può, ci permettiamo di aggiungere, “smetterebbe di essere cattivo”.

Barone di Sealand


Pubblicato su Sicilia Sera n°332 del 5 ottobre 2010

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